Affari nel Golfo L'Arabia Saudita è il nuovo Eldorado per le imprese svizzere

hm, ats

23.2.2024 - 14:00

Il 5 febbraio è stato firmato un importante contratto concernente il costruttore ferroviario turgoviese Stadler Rail, alla presenza del consigliere federale Guy Parmelin.
Il 5 febbraio è stato firmato un importante contratto concernente il costruttore ferroviario turgoviese Stadler Rail, alla presenza del consigliere federale Guy Parmelin.
Keystone

Tornato apparentemente a essere uno stato frequentabile a livello internazionale, l'Arabia Saudita sembra sempre più diventare il nuovo Eldorado per le imprese svizzere.

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Sulla scia di Vision 2030, il mega-programma strategico promosso dalla monarchia del Golfo per ridurre la propria dipendenza dal petrolio e diversificare l'economia.

Sono un centinaio le aziende elvetiche già attive nel paese e altre stanno sondando il terreno, riferisce La Liberté, che al tema dedica oggi molto spazio e un'intervista al consigliere federale Guy Parmelin, di recente in visita di lavoro a Riyad.

La menzione «Made in Switzerland» rimane un passaporto importante per entrare nella nazione di circa 36 milioni di abitanti. «Avete il know how, la qualità dei prodotti e dei servizi, nonché l'affidabilità», afferma un rappresentante del ministero saudita degli investimenti, citato dalla testata friburghese. «Il marchio elvetico qui è richiesto». Senza dimenticare che i dignitari sauditi intrattengono importanti legami personali con la Confederazione, in particolare con Ginevra.

Le migliaia di miliardi di investimenti previsti dai sauditi nei mega-progetti di Vision 2030 stanno facendo girare le gru di costruzione e, soprattutto, le teste dei manager. C'è da guadagnare in tutti i settori – infrastrutture, industria, sanità, turismo, ecc. – e le aziende svizzere non vogliono accontentarsi delle briciole.

Switzerland Global Enterprise (S-GE) constata un grande entusiasmo. «La domanda di supporto per la creazione di un'impresa in Arabia Saudita è in forte crescita», afferma Christine Moser, responsabile della comunicazione dell'ente di promozione economica all'estero della Confederazione, un tempo chiamato Osec, in dichiarazioni alla Liberté. «Circa il 70% delle richieste di informazioni rivolte a S-GE concernenti il Medio Oriente riguardano attualmente l'Arabia Saudita». In un mercato così competitivo non è facile aggiudicarsi i contratti: «la Svizzera deve essere concorrenziale e sapersi vendere meglio se vuole lasciare il segno».

Il bastone e la carota

L'Arabia Saudita sta facendo di tutto per strappare a Dubai il titolo di capitale economica della regione del Golfo. E ha scelto l'approccio del bastone e della carota per attirare gli investitori stranieri. Il bastone è un ultimatum fissato da Riyad: le imprese straniere che desiderano aggiudicarsi contratti con il governo e il parastato dovranno trasferire le loro sedi regionali nel Regno a partire dal 2024. Altrimenti rischiano di essere tagliate fuori da gran parte del mercato saudita, compresi i mega-progetti legati alla Vision 2030. E la carota? Una volta impiantata la sede in Arabia Saudita il governo stende il tappeto rosso: le aziende straniere beneficiano di un'esenzione fiscale di 30 anni e altre concessioni.

Parmelin è convinto che la sua visita sul posto, due settimane or sono, sia stata importante. «Sicuramente abbiamo gettato dei semi», spiega il 64enne al quotidiano romando. «Il nostro ruolo è stato quello di mettere in contatto le aziende con i ministeri e l'entourage ministeriale. La Confederazione è venuta per aprire le porte».

«La Svizzera è già presente in Arabia Saudita, per esempio con note multinazionali del settore sanitario», prosegue l'intervistato. «Ciò che potrebbe interessare i partner sauditi sono i comparti della logistica, del cleantech e della depurazione delle acque, in cui le piccole e medie imprese svizzere si sono specializzate. Dobbiamo dare visibilità a queste PMI venendo qui».

Diritti umani

Intanto però – ricorda il giornalista della Liberté – l'immagine dell'Arabia Saudita è stata gravemente compromessa dalle ricorrenti violazioni dei diritti umani. «Il paese ha intrapreso enormi riforme», risponde a questo proposito il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR). «Il cambiamento sociale sta procedendo a ritmo sostenuto, grazie a modifiche legislative adeguate. Ma anche la società deve impegnarsi in questo percorso e questo non può avvenire dall'oggi al domani. Il successo del turismo dimostra che la società si sta muovendo. Per la nostra comunità imprenditoriale è stato bello vedere questa apertura in prima persona: per esempio, abbiamo notato un gran numero di giovani donne in posizioni di responsabilità. Una delle sfide del paese è riuscire ad abbattere l'immagine che è stata descritta come retrograda. Una giovane generazione di ministri sta salendo al potere: hanno voglia di cambiare», conclude Parmelin.