«Se vogliamo fare a meno di misure di sostegno del governo in caso di altre crisi bancarie, gli istituti stessi devono garantire la propria stabilità», afferma, citata in una nota odierna, la direttrice della SKS Sara Stalder.
Attualmente, la funzione principale della garanzia dei depositi è assicurare che i risparmiatori possano accedere rapidamente ai loro soldi se una banca di piccole o medie dimensioni dovesse fallire.
Tuttavia, nel caso in cui un istituto di importanza sistemica dovesse trovarsi in difficoltà, il sistema di protezione sarebbe sottodimensionato, fa notare l'organizzazione svizzerotedesca. «Per questo motivo non crea abbastanza fiducia come misura preventiva e lo Stato deve intervenire», continua Stalder.
In caso di fallimento sarebbero protetti i risparmi
Qualora dovesse verificarsi un fallimento, sarebbero in particolare protetti i risparmi fino a 100'000 franchi. Inoltre, esiste l'associazione Esisuisse, gestita congiuntamente dalle banche, che è responsabile della garanzia dei depositi.
Attualmente, i fondi di questo ente devono ammontare all'1,6% di tutti i depositi garantiti degli istituti affiliati, ovvero a 8 miliardi di franchi. Per una tutela credibile dei risparmi, tale quota non è però sufficiente, evidenzia Stalder.
All'origine di queste richieste vi è la crisi di CS, che, in preda a un crollo della fiducia da parte di clientela e investitori, ha dovuto affrontare un forte deflusso di fondi e quindi gravi problemi di liquidità.
La successiva acquisizione del numero due bancario elvetico da parte della concorrente UBS è oggetto di una sessione straordinaria del Parlamento che si apre proprio oggi, martedì. In relazione a questa vicenda, la SKS domanda anche una revisione delle norme «too big to fail» e l'obbligo di rinunciare ai bonus per i manager di CS.