Imprese e rischi web Attacchi informatici, una PMI su quattro li ha già subiti

hm, ats

8.12.2020 - 12:02

Molte imprese si trovano nel mirino dei criminali.
Molte imprese si trovano nel mirino dei criminali.
Keystone

Un quarto delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere ha già subito un attacco informatico: fra queste, circa un terzo ha riportato danni finanziari e una su dieci ha perso dati di clienti. Il Covid-19 ha aumentato la sensibilità riguardo al tema.

È quanto emerge da uno studio presentato oggi in una conferenza stampa online e realizzato per conto dell'organizzazione Digitalswitzerland, dell'assicuratore La Mobiliare, del Centro nazionale per la cibersicurezza della Confederazione (NCSC), della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW) e dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche (SATW).

Nonostante il notevole numero di aggressioni cibernetiche solo l'11% dei direttori d'azienda ritiene elevato il rischio per la sua ditta: per i due terzi è basso. Questo perché quasi tutte le PMI eseguono regolarmente il salvataggio dei loro dati e utilizzano programmi antivirus. La maggior parte procede anche ad aggiornamenti regolari del software e dispone di firewall.

Secondo Andreas Hölzli, responsabile del centro di competenza rischi informatici presso la Mobiliare, tutto ciò però non basta. «Le aziende hanno bisogno di implementare misure che vadano oltre gli aspetti tecnici: si tratta ad esempio di sensibilizzare i dipendenti», spiega lo specialista, citato in un comunicato.

Secondo lo studio due terzi degli interpellati non formano regolarmente i propri collaboratori sui rischi informatici e non hanno elaborato una concezione complessiva relativa alla sicurezza per la propria azienda. Inoltre, solo la metà delle PMI dispone di un piano di emergenza nel caso in cui un attacco informatico paralizzi la loro attività.

Tuttavia con la pandemia di coronavirus, che ha costretto molte società a mettere i dipendenti in telelavoro, la consapevolezza dei rischi informatici è in qualche modo aumentata. Numerose ditte si sono così trovate a prendere provvedimenti.

Stando alla ricerca – che ha visto interrogati 503 direttori di imprese con 4-49 dipendenti in tutta la Svizzera – la trasformazione dall'attività in loco in ufficio a quella a domicilio è andata molto bene per la maggior parte delle realtà aziendali. Molte di essere erano tecnicamente ben equipaggiate, di modo che la transizione è stata rapida.

Nel complesso la quota del telelavoro è aumentata dal 10% prima del lockdown al 16% dopo. Durante il periodo di confinamento quasi il 40% dei dipendenti delle PMI ha lavorato da casa. Secondo Marc Peter della FHNW è chiaro che l'homeoffice si affermerà a lungo termine; non si può però ancora avanzare una stima riguardo alla percentuale di dipendenti che saranno attivi dal loro domicilio.

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