Educazione BAK: più posti in asili nido, più PIL

ATS

13.9.2020 - 08:05

Mandare il figlio all'asilo nido significa muovere il Pil
Mandare il figlio all'asilo nido significa muovere il Pil
Source: KEYSTONE/GAETAN BALLY

Uno studio dell'istituto di ricerca economica BAK mostra i vantaggi di una maggiore offerta di posti di accoglienza per i bambini: a molto lungo termine il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera potrebbe aumentare di circa lo 0,5% annuo.

Inoltre ne beneficiano anche genitori e figli.

Questo studio commissionato dalla Fondazione Jacobs – che sarà pubblicato lunedì e di cui riferisce oggi la «NZZ am Sonntag» – ha esaminato gli effetti economici di un'espansione qualitativa degli asili nido e delle famiglie diurne, nonché dei programmi di sostegno per i bambini svantaggiati in Svizzera. Esso valuta che gli investimenti nell'ampliamento dell'istruzione e della cura della prima infanzia porteranno a un «sensibile» aumento della crescita economica; più precisamente, il PIL dovrebbe crescere di circa 3,4 miliardi di franchi all'anno. Tuttavia, secondo l'istituto di ricerca, questi effetti saranno completamente visibili solo dopo 80 anni.

BAK Economics ha preso in considerazione un programma di investimento decennale nel settore della cura della prima infanzia. Gli autori concludono che spese mirate in servizi di sostegno per i bambini fino ai 4 anni sono redditizi per lo Stato già dopo poco più di dieci anni. Con una migliore impostazione nel corso dei primi quattro anni di vita ci guadagnerebbero sia le collettività che i genitori e i figli, indipendentemente dalla loro origine, dal luogo di residenza o dal reddito.

Fra i vari effetti economici positivi, gli economisti del BAK vedono una crescita di reddito e produttività, nonché di potere d'acquisto e capitale umano, dovuta alla maggiore possibilità di occupazione dei genitori – soprattutto per le donne – grazie alla cura ed educazione precoce dei piccoli. Tutto ciò a sua volta aumenta i consumi e le possibilità di risparmio delle famiglie.

Lo studio indica poi che il livello della produzione aumenta, rafforzando la crescita dell'economia svizzera.

Inoltre chi ha più istruzione, oltre a un potenziale di reddito più elevato, causa minori costi di assistenza sanitaria e ha meno probabilità di dover ricorrere all'assistenza sociale.

Più investimenti nelle offerte per la prima infanzia contribuirebbero anche a una maggiore parità di opportunità. I bambini svantaggiati ne beneficerebbero più della media, poiché da adulti potrebbero entrare nel mercato del lavoro con un livello di istruzione superiore.

Tuttavia – sottolineano gli autori della ricerca – per ottenere effettivamente gli effetti economici positivi è necessario che sia alta la qualità dei servizi di assistenza all'infanzia.

Lo studio ha paragonato la situazione e il finanziamento attuale dei 67'000 posti per l'assistenza all'infanzia con tre scenari di ampliamento e i diversi impatti sui costi.

Uno «scenario d'investimento» presuppone la creazione di un totale di 21'000 nuovi posti per cura e sostegno dei bambini nell'arco di dieci anni, con le spese dei genitori ridotte per tutti i luoghi di custodia dei piccoli, compresi quelli già esistenti. Questo scenario costerebbe allo Stato circa 794 milioni di franchi all'anno.

Gli atri due prevedono ulteriori investimenti. Ma tutti e tre gli scenari di espansione si basano sull'ipotesi che metà degli costi aggiuntivi siano sostenuti dal debito pubblico e metà da un aumento delle imposte sul reddito.

Secondo le stime del BAK, lo Stato vedrebbe alla fine un aumento delle entrate fiscali e una diminuzione della spesa previdenziale.

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