Politica monetariaBce: altri 600 miliardi per il Pepp
ATS
4.6.2020 - 15:37
La Banca centrale europea (Bce) rilancia gli acquisti di debito per l'emergenza pandemica. Francoforte ha aumentato di 600 miliardi di euro il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program), portando il totale a 1350 miliardi di euro.
Lo ha annunciato l'istituto di emissione in una conferenza telefonica al termine della riunione di politica monetaria, in cui ha anche spiegato che l'orizzonte temporale in cui la Bce condurrà gli acquisti di titoli per l'emergenza pandemica «sarà esteso almeno fino a fine giugno 2021» dall'attuale scadenza di dicembre 2020, e in ogni caso il Pepp continuerà finché la Bce «non giudicherà che la crisi del coronavirus è finita».
Una sorpresa per gran parte degli investitori, visto che le previsioni medie raccolte dalla Bloomberg indicavano un aumento di 500 miliardi tenendo conto del fatto che la Commissione europea ha lanciato un vasto programma di stimolo di bilancio.
Se, poi, da un lato, la Bce ha lasciato invariati i tassi (a -0,50% quello sui depositi e a zero quello sui rifinanziamenti principali), dall'altra c'è l'impegno a reinvestire i titoli man mano che arriveranno a scadenza: quelli comprati col Pepp almeno fino al 2022.
Quelli del vecchio programma di acquisto di titoli App (Asset Purchase Program) – il quantitative easing dell'ex presidente dell'istituto di emissione Mario Draghi, che prosegue a tempo indefinito al ritmo di 20 miliardi di acquisti al mese più i 120 miliardi aggiuntivi per il 2020 – saranno invece reinvestiti per tutto il tempo che la Bce giudicherà necessario.
Tagliate stime Pil
La Bce ha anche tagliato drasticamente le sue stime di crescita per l'Eurozona quest'anno, portando il Pil 2020 a -8,7% in base allo scenario di base. Per il 2021 è previsto un +5,2% per il 2022 un +3,3%. Netto taglio anche alle stime d'inflazione, a +0,3% (da +1,1%) per il 2020, a +0,8% per il 2021 (da 1,4%) e +1,3% nel 2022 (da +1,6%).
Le previsioni della Bce indicano «una crescita in calo a un ritmo senza precedenti nel secondo trimestre, prima di una ripresa nella seconda metà dell'anno attraverso il sostegno cruciale offerto dalla politica fiscale e monetaria».
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