Politica monetaria La fine di un'era: la BNS dice addio agli interessi negativi

ats

22.9.2022 - 10:00

Thomas Jordan, direttore della BNS (Immagine d'archivio)
Thomas Jordan, direttore della BNS (Immagine d'archivio)
KEYSTONE/ANTHONY ANEX

La Banca nazionale svizzera (BNS) inasprisce la sua politica monetaria, abbandonando gli interessi negativi in vigore ormai da quasi otto anni: l'istituto innalza di 0,75 punti il suo tasso guida, portandolo dal -0,25% al +0,50%.

Si tratta di contrastare l'accresciuta pressione inflazionistica, ha informato la banca al termine del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria.

La BNS aveva già operato una stretta di 0,5 punti (da -0,75% a -0,25%) lo scorso 16 giugno, quando si era mossa a sorpresa prima della Banca centrale europea (Bce).

Questa nel frattempo ha operato due volte, la prima in luglio (+0,5 punti, primo ritocco al rialzo dopo 11 anni) e la seconda a inizio settembre (+0,75 punti), portando il tasso principale all'1,25%.

Da parte sua la Federal Reserve americana ha ieri sera deciso un ulteriore rialzo, il quinto del 2022, alzando il costo del denaro di 0,75 punti: il suo tasso di riferimento è ora nella forchetta fra 3% e 3,25%.

Tutti gli istituti centrali sono chiamati a lottare contro l'inflazione ormai galoppante: in agosto si è attestata all'8,3% negli Stati Uniti (sopra le attese) e al 9,1% (valore record) nell'Eurozona. Nella Confederazione il rincaro risulta inferiore (è pari al 3,5%), ma è ampiamente al di sopra della soglia che la BNS ritiene di stabilità dei prezzi, pari al 2%.

Si chiude un'era iniziata nel 2014

Per la Svizzera si chiude quindi – almeno per il momento – l'era degli interessi negativi, una novità introdotta per far fronte al rafforzamento eccessivo del franco.

La data di inizio era stata il 18 dicembre 2014, con l'estensione del margine di fluttuazione del Libor a una fascia fra il -0,75% e il +0,25%, un intervallo poi portato al segmento compreso fra -0,25% e -0,75% nel gennaio 2015, dopo l'abolizione del tasso minimo di cambio franco-euro di 1,20.

La fascia di fluttuazione del Libor è poi stata sostituita nel giugno 2019 con il tasso guida, fissato a suo tempo al -0,75%.

Allora considerati una bizzarria temporanea, i tassi negativi hanno avuto un profondo impatto in vari ambiti, non da ultimo in ambito ipotecario: il volume dei mutui è aumentato ulteriormente e con esso il prezzo delle case e degli appartamenti, creando tensioni sul mercato immobiliare riconosciute dalla stessa BNS.

Cambio della priorità nei confronti dell'Euro

Nel frattempo l'istituto guidato da Thomas Jordan non considera più troppo elevato il valore del franco.

Secondo gli esperti la priorità ora è cambiata: occorre contenere il rincaro e una valuta forte permette di calmierare i prezzi importati. Naturalmente questo ha un impatto negativo sulle esportazioni, ma l'industria svizzera sembra essersi abituata, nel corso degli anni, a sostenere il fardello monetario.

In tal modo l'euro si è ormai stabilmente orientato a un corso inferiore alla parità. E proprio oggi, nel primissimo mattino, il corso è sceso per la prima volta nella storia sotto la soglia psicologica di 0,95 franchi. All'inizio dell'anno la moneta europea costava ancora 1,04 franchi.

Al rialzo la stima sull'inflazione

La BNS ha anche corretto al ribasso le previsioni di crescita dell'economia elvetica: il prodotto interno lordo dovrebbe salire quest'anno di «circa il 2%», a fronte di «circa il 2,5%» ipotizzato tre mesi or sono.

Viene per contro rivista al rialzo la stima sull'inflazione: il rincaro dovrebbe attestarsi al +3,0% quest'anno e al +2,4% nel 2023, a fronte di rispettivamente +2,8% e +1,9% ipotizzati tre mesi or sono. Per il 2024 il pronostico è stato lievemente ritoccato dal +1,6% al +1,7%.

ats