Tasso al -0,75% La BNS lascia invariata la sua politica monetaria ultraespansiva

ats

24.3.2022 - 10:01

La Banca nazionale svizzera non cambia la sua politica monetaria.
La Banca nazionale svizzera non cambia la sua politica monetaria.
Keystone

La Banca nazionale svizzera (BNS) lascia invariata la sua politica monetaria ultraespansiva: il tasso guida viene mantenuto fermo al -0,75% e sono confermati anche gli interessi negativi, pure del -0,75%, sui conti giro presso la BNS.

Keystone-SDA, ats

Nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria, la banca ha oggi ribadito inoltre la disponibilità a procedere a interventi sul mercato dei cambi per stabilizzare il franco. La valuta elvetica, secondo la BNS, continua ad avere una valutazione definita «elevata».

Le indicazioni diffuse alle 09.30 dell'entità guidata da Thomas Jordan non rappresentano una sorpresa: gli esperti erano unanimi nel ritenere che la BNS non avrebbe cambiato rotta. È infatti opinione largamente condivisa che prima di poter operare una stretta monetaria l'istituto debba aspettare che si muova la Banca centrale europea (Bce), i cui intendimenti non sono del tutto chiari. Intanto invece la Federal Reserve ha già proceduto la settimana scorsa a un primo rialzo dei tassi (il primo dal 2018), cui ne seguiranno altri nell'anno in corso.

La BNS può attendere anche perché l'inflazione è relativamente contenuta rispetto a quella di altri paesi: in febbraio era al 2,2%, contro il 5,9% dell'Eurozona e il 7,9% negli Stati Uniti.

L'istituto centrale ha aggiornato anche le sue stime in relazione a crescita economica e rincaro. Il prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe salire di circa il 2,5%, a fronte del valore di «circa il 3%» stimato tre mesi or sono. L'inflazione è invece vista al 2,1% quest'anno e allo 0,9% nel 2023, in chiaro aumento rispetto ai pronostici di 1,0% e 0,6% di dicembre. Viene fornita anche una prima valutazione sul rincaro del 2024, che dovrebbe attestarsi allo 0,9%.

L'inflazione ha continuato a salire negli ultimi mesi, attestandosi in febbraio al 2,2%, ricordano gli esperti della BNS. Il motivo principale di tale incremento è stato il sensibile aumento del costo dei prodotti petroliferi e dei beni colpiti da difficoltà di approvvigionamento. Ma le tensioni su queste merci potrebbero protrarsi nei prossimi mesi a causa del conflitto nell'est europeo.

Nel suo scenario di base per l'economia mondiale la BNS parte dal presupposto che i prezzi dell'energia rimarranno per il momento elevati, ma che le grandi aree economiche non andranno incontro a una penuria energetica acuta. Ci si attende inoltre che, nonostante la guerra in Ucraina, nel complesso la ripresa della congiuntura globale proseguirà, sia pure a ritmi leggermente attenuati.

Sull'economia elvetica la guerra in Ucraina ha finora inciso soprattutto attraverso il sostanziale aumento dei prezzi delle materie prime, che potrebbe penalizzare i consumi e far lievitare i costi di produzione delle imprese. Anche il commercio estero potrebbe risentire del conflitto, ma non in misura rilevante, in quanto i legami economici diretti della Svizzera con l'Ucraina e la Russia sono deboli. Le difficoltà nell'approvvigionamento di prodotti intermedi importati potrebbero comunque accentuarsi ulteriormente e l'incertezza potrebbe avere effetti avversi sull'attività di investimento.

La crescita elvetica subirà un temporaneo rallentamento, per poi tornare ad accelerare e la disoccupazione dovrebbe ancora diminuire leggermente. Questo è lo scenario base, ma la BNS mette in guardia: l'incertezza è molto elevata. Vi sono rischi di escalation della guerra e di un ulteriore aumento dell'inflazione a livello globale a causa di un acuirsi della penuria di materie prime. Non è inoltre da escludere un nuovo aggravamento della situazione pandemica.