La borsa svizzera ha chiuso la prima seduta della settimana in rialzo, con l'indice SMI dei titoli guida che ha fatto segnare una progressione dello 0,72% a 9'970,00 punti, mentre l'indice complessivo SPI è salito dello 0,67% a quota 12'057,62.
I mercati sono stati sostenuti dal clima di distensione venutosi a creare tra Usa e Cina dopo la rinuncia a nuovi dazi punitivi da parte americana ai danni di Pechino. Ha inciso anche la decisione di Russia e Arabia Saudita di estendere l'accordo che limita l'estrazione del greggio. Da oggi la piazza svizzera opera peraltro in condizioni nuove dopo la decisione dell'Unione europea di non prolungare il principio dell'equivalenza borsistica e la contromossa elvetica di vietare la negoziazione di titoli svizzeri sulle piazze europee.
Le aziende quotate a Zurigo hanno reagito nella calma: «Al momento per noi non cambia nulla», ha fatto sapere UBS, che oggi ha fatto segnare una progressione dell'1,12% (a 11.73 franchi). In forte ascesa anche Credit Suisse (+1,45% a 11.875 franchi) e, sul mercato allargato, Julius Bär (+1,33% a 44.04 franchi). Debole, tra i pesi massimi difensivi, la performance del colosso dell'alimentare Nestlé, che ha flirtato a lungo con la linea di demarcazione per poi chiudere a -0,36% (a 100.70 franchi), mentre hanno decisamente allungato i farmaceutici Novartis (+1,20% a 90.27 franchi) e Roche (+1,62% a 279.10 franchi).
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