La polemica Cassis: «Non leggo più i giornali, non mi servono a nulla», il DFAE corregge il tiro: «Lo informiamo noi»

hm, ats

15.9.2023 - 10:58

Il consigliere federale Ignazio Cassis non legge i giornali? Ci pensiamo noi a informarlo, spiega Nicolas Bideau, capo della comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Ignazio Cassis in una foto d'archivio.
Ignazio Cassis in una foto d'archivio.
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Keystone-SDA, hm, ats

Chiamato negli studi radiofonici dell'emittente romanda RTS per esprimersi riguardo alla risposta della Confederazione alle difficoltà in cui si dibatte il Comitato Internazionale della Croce rossa (CICR), Bideau è alla fine stato invitato anche a prendere posizione sulle recenti dichiarazioni del politico ticinese, che dopo aver sollevato un polverone in Ticino sono state riprese questa settimana anche dai media di oltre Gottardo.

«Me l'aspettavo questa», ha esordito Bideu gesticolando ampiamente e parlando di «buzz», termine usato in francese per definire un evento mediatico pompato.

«Un consigliere federale non può leggere tutti i giornali, capite che sono un centinaio in tutte le lingue possibili e immaginabili», ha sostenuto il funzionario.

«È informato, come deve esserlo un consigliere federale»

«Un consigliere federale deve essere informato e lui è informato, tutte le mattine, dai miei servizi e da me stesso. Seguo la rassegna stampa della RTS, più una buona parte dei giornali che contano nel mondo. Il consigliere federale Cassis è informato della situazione della Svizzera e del mondo, si rassicuri», ha aggiunto rivolto alla giornalista.

Ma non è sorprendente – ha insistito la cronista – che Cassis rinunci ai giornali? «Non si può dire che non consumi i media, tiene conto evidentemente dei media, senza media non vi è democrazia, in particolare una democrazia diretta», ha risposto il 54enne.

«Immaginatevi la giornata di un consigliere federale, che comincia alle 5 del mattino e finisce spesso alle 23, se in più dovete farvi tutti i giornali del paese è molto difficile. È informato, come deve essere un consigliere federale, e decide in funzione delle informazioni che voi gli fornite», ha concluso.

Ma cosa ha detto Cassis? E quando?

Le esternazioni che hanno fatto tanto discutere sono state pronunciate da Cassis durante un lungo discorso a braccio durante un evento elettorale del PLR tenutosi domenica 3 settembre a Sant'Antonino. Il 62enne è stato ripreso dai cellulari e il filmato completo è stato diffuso dalle reti sociali e dai media, suscitando varie reazioni.

Nel suo intervento Cassis ha anche parlato dei media. «La Svizzera è quella che è solo se noi ritroviamo una forza anche di dire cose che non piacciono e di dirle chiaramente e con la serenità di affermarlo, senza lasciarsi intimidire da qualche articolo cretino che viene fuori il giorno dopo. Se noi dovessimo seguire...», ha detto interrompendo la frase.

Per poi subito proseguire: «Io non leggo più i giornali, non mi serve a niente, non mi danno nulla, ma proprio nulla, e non mi aiutano neanche a trovare l'energia per andare avanti e fare le cose giuste. Da quando non lo faccio più vado tre volte più forte».

L'Associazione die giornalisti ticinesi non ci sta

Le esternazioni del ministro degli esteri non sono state gradite dal presidente dell'Associazione ticinese dei giornalisti Roberto Porta, che ha parlato di un passo falso «che infanga una categoria intera, tutti i professionisti che nel nostro paese lavorano nelle redazioni dei giornali e anche negli altri media».

«È questo il compito di un ministro? Discreditare una categoria professionale?» Si domanda Porta nel suo articolo, per poi proseguire: «Forse c’è un po’ di nervosismo da campagna elettorale o anche qualche preoccupazione per i sondaggi che continuano a dare a Cassis la maglia nera della simpatia tra i consiglieri federali. E che lo posizionano al penultimo posto in un’altra classifica, quella che riguarda la capacità di saper influenzare la vita politica svizzera.»

A suo avviso le parole di Cassis «misconoscono totalmente il ruolo del giornalismo nella formazione dell'opinione pubblica e nel dibattito democratico».