Dopo le sanzioniIl commercio del petrolio russo lascia Ginevra per Dubai
mf, ats
21.11.2023 - 14:18
Le sanzioni imposte dall'Occidente al petrolio russo in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, per punire il Cremlino e per prosciugarne le finanze, hanno rimescolato le carte nell'ambito del commercio dell'oro nero venduto da Mosca.
Keystone-SDA, mf, ats
21.11.2023, 14:18
21.11.2023, 14:29
SDA
Ginevra, che prima aveva un ruolo centrale, ha lasciato il posto a Dubai. È quanto emerge da un'inchiesta di Public Eye. I trader considerati giganti svizzeri si sono per il momento ritirati dal gioco, ha dichiarato l'ONG in un comunicato stampa odierno.
Gli Emirati Arabi Uniti, che non applicano sanzioni contro la Russia, hanno approfittato della situazione per accaparrarsi il mercato. «Dubai è diventata il nuovo epicentro del commercio del petrolio russo».
Prima dell'applicazione delle sanzioni occidentali, tra cui l'imposizione di un tetto di prezzo di 60 dollari al barile, il 50-60% del greggio russo veniva commercializzato dalla Svizzera, principalmente a Ginevra, osserva Public Eye. Oggi solo Litasco, una filiale di Lukoïl, continua a commercializzare l'oro nero russo dalla Confederazione.
«I giganti svizzeri sono praticamente assenti» dal mercato
I dati doganali della Russia analizzati dall'ONG mostrano che, tra gennaio e luglio 2023, le società registrate a Dubai hanno acquistato più della metà dei volumi di esportazione annunciati dai quattro principali porti russi Ust-Luga e Primorsk (entrambi nel golfo di Finlandia), Novorossiysk (Mar Nero) e Kozmino (Mar del Giappone).
Il valore degli acquisti di petrolio russo da parte delle compagnie emiratine in questo periodo ammonta ad «almeno» 14 miliardi di dollari. «Un tempo considerati i trader preferiti dal Cremlino, i giganti svizzeri Trafigura, Vitol e Gunvor sono praticamente assenti» dal mercato, osserva Public Eye.
«Di fronte a questo aumento del potere di Dubai, c'è il rischio che i commercianti domiciliati in Svizzera ne approfittino per condurre affari vietati sul territorio elvetico», teme Public Eye. L'ONG sottolinea che la legge svizzera sugli embarghi non definisce esplicitamente la portata territoriale delle sanzioni.