Contrattempo per Credit Suisse: il grande istituto bancario svizzero ha superato l'annuale stress test della banca centrale americana Federal Reserve (Fed), ma solo a condizione che rimedi a determinate carenze.
Il gruppo elvetico ha subito annunciato che intende rimediare entro i termini.
Credit Suisse ha ricevuto il responso «superato condizionatamente» perché nella seconda tornata di test i supervisori statunitensi hanno attestato debolezze nel processo di pianificazione del capitale. Lo ha annunciato ieri la stessa banca centrale.
La Fed «non ha obiezioni» al versamento dei dividendi o ai piani di riacquisto di azioni delle diciotto banche, ma chiede a Credit Suisse Holding USA «di porre rimedio a limitati punti deboli» in relazione alle perdite previste dalla banca nelle sue attività di negoziazione in caso di crisi. Il Credit Suisse dovrà quindi modificare il suo «processo di distribuzione del capitale» entro il 27 ottobre, un termine relativamente breve.
Eric Varvel, a capo di Credit Suisse negli Stati Uniti, ha reagito con un comunicato in cui indica che la banca «prende atto delle preoccupazioni sollevate dalla Fed e intende rimediare completamente a tale problema» entro il termine previsto. Nel frattempo, la grande banca può distribuire gli stessi dividendi del 2018 e, dopo rettifica, potrà aumentare tale distribuzione secondo i suoi piani.
Il risultato conseguito nel test da Credit Suisse non spaventa gli osservatori. Gli analisti della Royal Bank of Canada (RBC), osservano ad esempio che è improbabile che vi siano conseguenze per la banca a livello di gruppo. Ciò è anche testimoniato dalla dichiarazione della Fed secondo cui le condizioni poste potrebbero probabilmente essere soddisfatte a breve termine. Inoltre, gli esperti di RBC hanno sottolineato che in alcuni scenari di stress la banca ha registrato le quote di capitale più alte tra i vari istituti esaminati.
Anche gli analisti di Goldman Sachs non si aspettano alcun impatto significativo sugli affari del gruppo. Il responso della Fed è però stata una piccola sorpresa negativa, dopo che lo scorso anno non era stata espressa alcuna riserva.
La Fed nota poi che quest'anno c'è stato un «progresso»: solo a una banca sono state poste condizioni, mentre nel 2018 la Deutsche Bank ha fallito i test e altre tre banche hanno ricevuto il via libera condizionale (Goldman Sachs, Morgan Stanley e State Street Corporation). Un alto funzionario della banca centrale a stelle e strisce ha poi aggiunto che la banca tedesca quest'anno ha fatto progressi negli USA – ha infatti ricevuto il nullaosta della Fed per la sua holding – ma ha ancora molto da fare.
L'esame simula come un'estrema recessione economica, con un massiccio aumento della disoccupazione, influirebbe sui capitali cuscinetto delle banche e sulla loro capacità di prestare denaro alle imprese e alle economie domestiche. Tutte le diciotto grandi banche attive negli Stati Uniti hanno superato i test, tra queste anche UBS.
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