Sicurezza informatica Cybersicurezza: metà dei Comuni non è abbastanza preparato. In Ticino una delle peggiori situazioni

SDA

18.6.2025 - 11:02

Pur considerandola importante, i Comuni non fanno abbastanza in materia di cybersicurezza.
Pur considerandola importante, i Comuni non fanno abbastanza in materia di cybersicurezza.
Keystone

Molti Comuni svizzeri non sono sufficientemente preparati di fronte al rischio di cyberattacchi: secondo un sondaggio mancano spesso strumenti di base quali un inventario informatico, direttive di sicurezza chiari, piani d'emergenza e corsi di formazione.

Keystone-SDA

Complessivamente il 59% dei Comuni che hanno partecipato al sondaggio – ossia circa il 30% del totale – si considera «in ritardo» in materia di digitalizzazione, a fronte del 56% nel 2024, indicano oggi in un comunicato l'Associazione dei Comuni svizzeri (ACS), l'associazione Il mio Comune e la Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW).

Come l'anno scorso, il 3% afferma perfino di aver mancato la trasformazione digitale.

Ciononostante i Comuni considerano importanti la cybersicurezza (74%) e la digitalizzazione (71%): questi due temi si collocano al terzo e quarto posto delle loro preoccupazioni, appena dietro all'infrastruttura (81%) e alle finanze (79%).

Il Ticino non è messo bene

La situazione è particolarmente inquietante per quanto riguarda la panoramica generale dei sistemi: la quota di chi dichiara di non disporre di alcun inventario dei propri sistemi informatici, o solo di uno incompleto, si attesta al 42% in Ticino, al 46% in Romandia e al 33% nella Svizzera tedesca.

Sempre stando al sondaggio, il 39% afferma di non essere dotato di una soluzione in materia di sicurezza informatica, una quota che nella Svizzera romanda si attesta al 41% e in quella tedesca al 36%.

Rispettivamente il 46, il 47 e il 42% non ha piani d'emergenza, e il 51, 55 e 49% non dispone di una gestione dei rischi.

Infine, in Ticino ben il 79% dei Comuni dichiara di non offrire una formazione sistematica sulla cybersicurezza ai collaboratori, molti di più che nella Svizzera romanda e tedesca (rispettivamente 50 e 49%).

«La cybersicurezza non inizia solo con il firewalll, ma con la comprensione dell'intero sistema», sottolinea nella nota il direttore di Il mio Comune Alex Sollberger.

A suo dire «molti Comuni si affidano a fornitori di servizi IT, per cui diventa ancora più importante che si assumano la responsabilità in prima persona, formino i loro collaboratori in modo mirato e si considerino un'organizzazione in fase di apprendimento. Al contempo anche i fornitori di servizi vanno responsabilizzati maggiormente».

La conclusione: i Comuni vogliono andare avanti ma non hanno gli strumenti

Il sondaggio mostra anche che molti Comuni auspicano un maggiore supporto da parte di specialisti esterni, soprattutto in materia di gestione dei rischi (60% a livello nazionale, 67% in Ticino), cybersicurezza (rispettivamente 59 e 64%), corsi di formazione (59 e 75%) e sviluppo di piani d'emergenza (58 e 64%).

Alla luce di queste cifre si pone la domanda se standard prescritti per legge debbano fornire un quadro più solido in futuro, in particolare laddove mancano risorse e competenze.

«L'ACS continuerà ad adoperarsi affinché i Comuni ottengano il sostegno necessario», dichiara nel comunicato la sua direttrice Claudia Kratochvil-Hametner. «Siamo favorevoli a soluzioni standardizzate ma che devono essere praticabili e accessibili.»

Dall'inchiesta emergono anche aspetti positivi: la maggior parte dei Comuni associa la digitalizzazione a opportunità chiaramente riconoscibili, sia per aumentare l'efficienza, sia per migliorare i servizi alla popolazione all'economia, sia per rafforzare la comunicazione con gli abitanti.

«Il sondaggio dimostra chiaramente che i Comuni vogliono andare avanti, ma hanno bisogno degli strumenti e dei partner giusti per farlo», afferma Sollberger.