Fish Dependence DayDa ora a fine anno solo pesce importato in Europa
SDA
8.7.2021 - 10:01
C'è un momento dell'anno che segna il limite oltre il quale i consumatori europei terminano virtualmente il consumo di pesce pescato nei mari della regione e iniziano a utilizzare quello d'importazione.
08.07.2021, 10:01
08.07.2021, 10:38
SDA
Proprio a luglio, nel periodo in cui siamo più abituati a mettere in tavola ricette a base di pesce, il Wwf ricorda che «siamo vicini al Fish Dependence Day: il momento in cui l'Europa esaurisce l'equivalente della propria produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei».
Ciò significa che «se nei primi 6 mesi dell'anno avessimo consumato solo risorse dei nostri mari, da luglio alla fine dell'anno queste non sarebbero più disponibili e l'Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori».
La domanda europea di prodotti ittici è infatti troppo alta: ogni cittadino europeo consuma in media circa 23 chili di pesce l'anno. Il WFwf rilancia in questa occasione la campagna #DoEatBetter che nel mese di luglio fornirà consigli a tutti i consumatori che non vogliono rinunciare ai prodotti del mare, per comportarsi consapevolmente e saper scegliere in maniera informata e senza troppe difficoltà i prodotti giusti da mettere in tavola.
Il Fish Dependence Day negli ultimi tre decenni è stato anticipato di anno in anno, un segnale dell'impoverimento progressivo delle risorse e connesso alla crisi globale della pesca. Il Wwf lancia l'allarme, sottolineando «il drammatico stato in cui versano gli oceani e in particolare il Mar Mediterraneo, non più in grado di sostenere i livelli di domanda del mercato».
«Se non riusciremo a invertire questo trend, il rischio sempre più probabile è di andare verso il collasso degli stock ittici, con gravi conseguenze su tutto l'ecosistema marino», afferma Giulia Prato, Responsabile Mare di Wwf Italia. «Il mese di luglio diventa quindi un momento clou per invitare l'intero settore ad adottare comportamenti più responsabili. Stiamo mettendo a rischio la sopravvivenza delle risorse naturali marine e con loro tutte le comunità che vivono di pesca come fonte di cibo e di reddito, dai villaggi del Mediterraneo fino agli arcipelaghi indonesiani. Si tratta di circa 800 milioni di persone. Mai come oggi, dopo quasi due anni di pandemia, è stato di così vitale importanza mettere in atto comportamenti sostenibili per la salvaguardia degli ecosistemi marini e delle comunità che da essi dipendono».