Finanze statali Debito pubblico italiano sfonda il 150%

SDA

28.2.2021 - 19:30

Mario Draghi è chiamato a trovare nuove vie per far fronte alle difficoltà.
Mario Draghi è chiamato a trovare nuove vie per far fronte alle difficoltà.
Keystone

In Italia la certificazione che il 2020 è stato un annus horribilis arriverà domani, quando l'Istituto nazionale di statistica (Istat) fornirà i dati nel 2020.

Ma già è possibile avere alcune certezze. Il debito pubblico balzerà dal già alto 135% del 2019 ben oltre la soglia del 150%. Il Pil segnerà una contrazione dell'economia attorno all'8,8% e il deficit, se lo sforamento autorizzato dal parlamento sarà rispettato, potrebbe attestarsi tra il 10,5 e 10,8%, senza superare questa soglia.

Il Covid ha lasciato segni profondi sull'economia e sui conti pubblici italiani. La certificazione delle difficoltà incontrate nella crescita e delle risorse messe in campo per sostenere famiglie e imprese sarà allora il punto dal quale l'Italia dovrà saper ripartire. L'attenzione dovrà puntare alla velocità che il Paese riuscirà a dare a questa accelerazione, usando i fondi del Recovery Plan.

Le nuove stime del governo arriveranno con il Documento di Economia e Finanza che va predisposto entro il 10 aprile. L'Italia esce dall'ultimo trimestre del 2020 con un +2,3% di crescita acquisita: in pratica, se tutti e quattro i trimestri registrano una crescita nulla il valore assoluto del prodotto interno lordo sarà comunque del 2,3% più alto del 2020. Ma il 6% stimato per il 2021 dal governo solo lo scorso novembre ora sembra irraggiungibile e le previsioni che arrivano dall'Ue, dal Fondo Monetario Internazionale, dall'Upb (l'autorità dei conti italiani) e da Confindustria fanno capire che i tempi della convalescenza saranno ancora lunghi.

L'indicazione più ottimistica, quella dell'Upb, ferma la crescita al 4,3%. Confindustria e l'Ue puntano su un +3,5%, il Fondo Monetario al +3%. Sono tutti dati che non tengono ancora conto dell'impatto della varianti del coronavirus che potrebbero rendere l'esercizio statistico fatto ancora troppo ottimistico.

Da questo contesto dovrà partire il premier Mario Draghi. Debito e deficit possono calare solo se riparte la crescita. Ecco perché il debito deve essere buono, cioè in grado di spingere l'economia. A questo serve l'attuazione rapida e attenta del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Upb e Istat stimano che alla fine del piano – nel 2025 – il Pil registrerà così una maggiore spinta di 2,5 punti. Ma i primi effetti potrebbero esserci anche quest'anno.

Una maggiore crescita è anche il modo per ridurre l'impatto del debito e del deficit. Il debito pubblico in un solo anno balzerà di oltre 20 punti percentuali: in termini assoluti è passato dai 2409,9 miliardi del 2019 ai 2569,3 miliardi di fine 2020. Il governo aveva stimato a settembre una crescita al 158%. L'Ue, più ottimista, ha indicato recentemente un livello del 154,2%. Lo scorso anno anche il deficit è salito vistosamente: sarà la sintesi numerica delle risorse messe in campo con i molti decreti varati dal governo Conte, grazie al fatto che quest'anno il Patto di stabilità europeo è rimasto congelato e lo sarà fino al 31 dicembre 2021. A Bruxelles si inizia a discutere se mantenerlo in freezer anche nel 2022 e poi ripartire con nuovi criteri, magari scorporando gli investimenti con una sorta di 'golden rule'.

Di certo sarà necessario riprendere il percorso verso il pareggio di bilancio e la riduzione del debito. Forse lo imporrà di nuovo l'Europa, ma sicuramente lo renderà obbligatorio l'impegno a non scaricare, sotto forma di tasse o di minori servizi, il costo degli interessi sulle future generazioni.

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