Consumi I prodotti alimentari restano molto cari, ecco perché

fc, ats

14.7.2023 - 15:00

Malgrado l'inflazione rallenti in Svizzera, i prezzi dei prodotti alimentari pesano ancora in modo sostanziale sui portafogli delle famiglie svizzere. Gli specialisti puntano il dito contro i margini di alcune società, in particolare la grande distribuzione.

Immagine illustrativa d'archivio.
Immagine illustrativa d'archivio.
KEYSTONE

Keystone-SDA, fc, ats

In Svizzera l'inflazione è scesa all'1,7% a giugno su base annua, dopo il 2,2% di maggio. Ma il rincaro del settore alimentare è sceso solo al 5,1%, dopo il 5,3% del mese precedente.

Nel dettaglio, alcuni aumenti rimangono elevati: i prezzi dell'olio di oliva sono cresciuti del 12% in un anno, le erbe aromatiche e i funghi del 12,5% e la frutta-verdura del 5,7%.

«Gli alimenti sono una delle voci di spesa che è aumentata in modo più marcato e che è difficilmente riducibile nei budget delle economie domestiche a basso reddito», ha sottolineato all'agenzia economica AWP Jean Busché, responsabile «economia» alla federazione romanda dei consumatori (FRC).

«La nostra preoccupazione è che i risparmi in questo settore vadano a scapito di una alimentazione sana e di qualità».

«L'aumento rimane impressionante»

Busché sottolinea inoltre il fatto che la base di confronto è già elevata.

«Dovremmo aver superato il picco dell'inflazione. Visto che è calcolata su base annua, sta decelerando. Ma se si cambia il punto di riferimento e si guardano gli scontrini di cassa risalenti a prima delle guerra in Ucraina, l'aumento rimane impressionante».

Ad titolo di esempio, il prezzo dell'olio d'oliva è cresciuto di quasi il 21% tra giugno 2021 e giugno 2023. Quello del cioccolato del 7%, quello del pane poco meno del 9%, quello del latte intero di oltre il 9% e le uova del 13%.

Troppa poca concorrenza

Per Sergio Rossi, professore di macroeconomia e politica monetaria all'Università di Friburgo, le cause sono da ricercare nella posizione dominante della grande distribuzione.

«C'è pochissima concorrenza nel settore del commercio al dettaglio in Svizzera e questo non giova ai consumatori», ha spiegato.

Questi hanno abitudini di acquisto in una determinata catena e sono riluttanti a cambiare. «Ogni negozio ha i propri clienti e si trova nel proprio segmento di mercato, formato da tre livelli, ossia Aldi-Lidl, Coop-Migros e Manor».

«Inoltre, la clientela affezionata si è abituata negli ultimi quindici mesi a osservare prezzi in rialzo. L'aumento del costo dei prodotti alimentari è ormai parte di questa tendenza.»

«Anche se i costi sono diminuiti, in particolare per l'energia, i grandi distributori ne hanno approfittato per ampliare i loro margini senza alcuna giustificazione economica», ha sottolineato.

I prezzi rimangono segreti

Un'osservazione condivisa dalla FRC, per la quale in Svizzera «c'è una tale mancanza di trasparenza dei prezzi in nome del sacrosanto segreto commerciale, che non possiamo sapere quali società stiano aumentando indebitamente i loro prezzi e in quale misura».

L'associazione dei consumatori ha pubblicato due inchieste l'anno scorso sui prodotti lattieri e ortofrutticoli, rivelando «margini superiori al 40%, con alcuni marchi che hanno persino raddoppiato i prezzi di rivendita».

Contattate da AWP, Coop e Migros hanno assicurato che riduzioni di prezzo sono in arrivo.

C'è un Osservatorio in Francia

Anche nell'Unione europea questi margini fanno storcere il naso. In Francia, dove l'inflazione alimentare rimane su un livello elevato (13,6% a giugno), il presidente dell'Antitrust Benoit Coeuré il mese scorso ha accusato le aziende di approfittare dell'inflazione per ottenere «profitti eccessivi» e di accordarsi sui prezzi.

«Abbiamo una serie di indizi e fatti molto chiari, che dimostrano che la persistenza dell'inflazione è in parte dovuta agli eccessivi profitti aziendali», ha precisato Coeuré, ex membro della direzione della Banca centrale europea.

La stessa BCE sta esaminando il tema nella zona euro. Il suo presidente, da Sintra in Portogallo, ha sottolineato che «gli utili per unità prodotta (...) hanno contribuito per circa i due terzi all'inflazione interna nel 2022, mentre negli ultimi vent'anni il loro contributo medio ha rappresentato circa un terzo».

Si creerà anche in Svizzera?

In Svizzera, la FRC chiede la creazione di un equivalente dell'Osservatorio della formazione dei prezzi e dei margini dei prodotti alimentari che esiste in Francia.

Un modo per essere maggiormente informati, tanto più che nella Confederazione «l'inflazione alimentare continuerà», secondo Sergio Rossi, «ma forse non con gli stessi tassi di inflazione che abbiamo osservato negli ultimi dodici mesi».