MEM Segnali di rallentamento per l'industria metalmeccanica ed elettrica

hm, ats

29.8.2023 - 12:06

Oggi il lavoro non manca, ma le commesse sono in calo.
Oggi il lavoro non manca, ma le commesse sono in calo.
Keystone

Segnali di rallentamento per l'industria metalmeccanica ed elettrica (MEM) per i settori tecnologici correlati.

Nel primo semestre le nuove commesse del ramo sono scese (su base annua) del 9,6%, un calo che è partito nei primi tre mesi dell'anno (-4,8% rispetto allo stesso periodo del del 2022) e che si è accelerato nel secondo trimestre (-14,3%).

Le esportazioni nei primi sei mesi hanno subito una contrazione dell’1,1%, mentre il fatturato è rimasto sostanzialmente stabile (+0,7%), ha indicato oggi l'organizzazione di categoria Swissmem. «Il basso livello degli indici dei responsabili degli acquisti a livello mondiale e le fosche aspettative degli imprenditori lasciano presagire per quest'anno un secondo semestre difficile», si legge in una nota. «Si addensano nubi scure», sintetizza l'organismo.

Il rapido apprezzamento del franco svizzero e gli svantaggi competitivi nei confronti dei concorrenti esteri, che in alcuni settori beneficiano di sussidi per miliardi, stanno causando problemi alle aziende, mette in guardia l'associazione. Il miglioramento delle condizioni quadro per l'industria tecnologica assume quindi un ruolo ancora più importante: «gli accordi bilaterali con l'UE devono essere garantiti senza dover fare concessioni politiche per le misure di accompagnamento», afferma l'organismo padronale. Sono inoltre a suo avviso necessari nuovi accordi di libero scambio con India, Vietnam, Thailandia e Mercosur.

Al momento comunque il lavoro non manca

Al momento comunque il lavoro non manca. L'utilizzo della capacità produttiva delle aziende ha raggiunto, nel secondo trimestre, l'88,2%: è stato quindi solo leggermente inferiore a quello del primo trimestre (89,5%) e rimane ancora superiore alla media sul lungo periodo (86,2%).

Le ragioni sono da ricercare nel portafoglio ordini delle aziende ancora ben fornito. Questa circostanza si riflette anche sul numero di dipendenti: nel secondo trimestre le imprese del settore avevano un organico di 329'900 persone, 9000 in più rispetto all'anno precedente.

Le differenze tra i vari rami vengono definite notevoli. L'attività è ancora buona nelle ditte di forniture aerospaziali e in quelle attive nel campo delle tecnologie ambientali ed energetiche. Le imprese dei comparti della lavorazione dei metalli, dell'automobile e delle macchine tessili sono invece sotto forte pressione.

Nel breve termine, Swissmem non prevede tagli significativi ai posti di lavoro, soprattutto anche per la persistente carenza di lavoratori qualificati. Tuttavia Stefan Brupbacher, direttore di Swissmem, si dice molto preoccupato: «Per le aziende dell'industria tecnologica svizzera i prossimi mesi saranno probabilmente difficili», afferma, citato nel comunicato.

«Nella migliore delle ipotesi l'elevato portafoglio ordini contribuirà a colmare parzialmente la flessione fino alla ripresa delle commesse. Alla luce della cattiva situazione economica non si può tuttavia escludere un taglio profondo in molti mercati importanti. Inoltre, l'aumento dei tassi d'interesse a livello mondiale frena la propensione agli investimenti».

Per l'export spicca l'India

A livello regionale nella statistica sulle esportazioni spicca l'India. Nel corso del primo semestre le esportazioni di beni verso questo mercato emergente sono aumentate del +11,1%, raggiungendo un valore di mezzo miliardo di franchi. «Molte aziende vogliono diventare meno dipendenti dalla Cina e stanno iniziando a ricorrere all'India come luogo di produzione alternativo», spiega il presidente di Swissmem Martin Hirzel, pure lui in dichiarazione riportate nel documento per la stampa. «Questo sostiene le nostre esportazioni di macchine».

Lo sviluppo positivo del mercato indiano non sarà tuttavia sufficiente a compensare la prossima flessione delle commesse. Per questo sono in generale necessarie migliori condizioni quadro, per esempio attraverso nuovi accordi con altri paesi, nonché un miglioramento del trattato con la Cina. L'approccio ritenuto più importante riguarda però il vecchio continente, con l'Ue che – secondo Swissmem – dovrebbe rimanere il principale partner commerciale anche nei prossimi decenni.

«Alla luce delle crescenti tensioni tra i principali blocchi di potere globali l'Ue potrebbe assumere un ruolo ancora più importante per la Svizzera», sostiene Hirzel. «Le relazioni con l'Ue devono quindi poggiare su una nuova base stabile. Mi aspetto che il Consiglio federale conferisca il mandato negoziale entro la fine dell'anno e concluda i negoziati entro la metà del 2024», conclude il manager.

hm, ats