BNS Hildebrand: «L'inflazione scenderà, ma poi ci sarà una fase delicata»

hm, ats

2.2.2023 - 19:01

Philipp Hildebrand è una figura di primo piano della finanza mondiale.
Philipp Hildebrand è una figura di primo piano della finanza mondiale.
Keystone

L'inflazione scenderà molto più velocemente di quanto si possa immaginare e tornare a un tasso di rincaro intorno al 4% nelle principali economie occidentali può apparire facile, ma la fase delicata arriverà dopo.

2.2.2023 - 19:01

Lo sostiene Philipp Hildebrand, vicepresidente del colosso americano della gestione patrimoniale Blackrock ed ex presidente della Banca Nazionale Svizzera (BNS).

Con la ripresa post-pandemia, la Cina sta rientrando nella catena di approvvigionamento, ma soprattutto le strette monetarie stanno avendo effetto, ha argomentato il 59enne in occasione della conferenza Forum Horizon organizzata oggi a Losanna dal quotidiano Le Temps. Secondo l'ex banchiere centrale l'obiettivo di riportare l'inflazione intorno al 2% rimane un imperativo. Si tratterà quindi di decidere fino a che punto si sarà disposti, sul continente europeo, ad assumere le conseguenze della politica di stabilizzazione dei prezzi.

Secondo Hildebrand finora la Svizzera si è comportata meglio di altri paesi, come già accaduto con la crisi del Covid. La Confederazione vive però in un mondo di blocchi in cui la concorrenza è sempre più agguerrita e la nazione sembra talvolta isolata. Scommettere sull'apertura può sembrare rischioso in un ambiente aggressivo.

L'ex presidente della BNS – dal 2010 al 2012: rassegnò le dimissioni travolto dall'accusa di aver sfruttato conoscenze privilegiate in operazioni private della moglie sul mercato delle divise – ha fatto riferimento in particolare al nuovo Inflation Reduction Act (IRA) statunitense, che mira a trasferire le catene del valore negli Stati Uniti e che potrebbe fungere da calamita per i capitali di tutto il mondo. Le conseguenze per l'industria europea potrebbero essere gravi, ha messo in guardia il finanziere con studi a Zurigo, Toronto, Ginevra, Firenze, Harvard (Usa) e Oxford (Gb).

In questo contesto, Hildebrand ha deplorato che la Svizzera non abbia una strategia chiaramente articolata in grado di far fronte alle nuove condizioni internazionali, caratterizzate da una maggiore aggressività nell'esercizio del potere. Ci sono diverse scelte: avvicinarsi all'Unione Europea, tornare alla neutralità conosciuta dopo la seconda guerra mondiale o stringere altre alleanze.

Nel primo caso, ha avvertito, non bisogna però farsi illusioni: la Svizzera dovrebbe accettare un accordo quadro non molto diverso dalla bozza respinta nel 2021. Un'adesione all'Ue appare però fuori discussione. L'opzione di un ritorno alla neutralità pura sembra difficilmente praticabile, poiché il paese ne ha già preso le distanze. Idee come l'adesione alla Nato, mentre accordi una tantum non hanno da parte loro senso se non fanno parte di una strategia chiara. Secondo Hildebrand la società elvetica deve fare passi avanti su questo tema urgente.

Per quanto riguarda la Brexit, Hildebrand ha affermato che si tratta di un avvertimento sulle potenziali conseguenze di un estremo cambiamento strategico. È stata una decisione tragica, che ha mostrato quanto fragile possa essere la prosperità di un'economia.

Infine secondo l'ex dirigente di Union Bancaire Privée e Vontobel non bisogna trascurare la piazza finanziaria svizzera, che è a suo avviso sproporzionata rispetto alle dimensioni del paese, ma che costituisce un'innegabile risorsa diplomatica. Questo compensa in larga misura le dimensioni ridotte del paese, ha dichiarato. A tal proposito per Hildebrand è importante che Credit Suisse, attualmente in fase di ristrutturazione, possa recuperare la sua posizione di forza.

hm, ats