Stati Uniti La Fed sfida Trump e lascia i tassi invariati

ATS

29.1.2020

La sede della FED a Washington.
La sede della FED a Washington.
Matthew Cavanaugh/EPA/dpa

La Fed sfida Donald Trump e per la seconda riunione consecutiva lascia i tassi invariati. La forchetta resta tra l'1,5% e l'1,75%.

E pazienza se il presidente americano alla vigilia del primo appuntamento dell'anno della banca centrale statunitense era tornato ad ammonire i suoi vertici: "Fatevi furbi, questo è il momento di abbassare il costo del denaro! Anche se con due anni di ritardo". La risposta è stata lasciare tutto fermo, una decisione tra l'altro presa all'unanimità.

Del resto, si legge nel comunicato finale, l'economia americana continua a crescere a un ritmo più che soddisfacente e il mercato del lavoro resta forte, con una disoccupazione e ai minimi di sempre. Tutti fattori, come l'attuale livello dell'inflazione, che fanno ritenere ai vertici della Fed "appropriata" l'attuale politica monetaria dopo i tre tagli dei tassi di interesse decisi nel 2019.

Tagli che erano seguiti ad un aumento del costo del denaro deciso per ben quattro volte nel 2018, mandando su tutte le furie la Casa Bianca.

Fed attenta agli sviluppi globali

Certo, la Fed è pronta a cogliere le pur minime debolezze che emergono dal quadro generale, come una certa debolezza degli investimenti delle imprese e delle esportazioni, al contrario della spesa delle famiglie.

Ed è attenta soprattutto agli sviluppi globali, dove molti sono i fattori che generano preoccupazioni per il futuro andamento dell'economia. E ai timori per l'impatto della Brexit e delle crisi geopolitiche come quella dell'Iran si aggiunge ora la paura per le conseguenze del virus cinese sulla crescita mondiale e sui mercati internazionali.

Un aspetto quest'ultimo che per alcuni analisti è alla base dell'andamento di titoli del Tesoro statunitense nelle ultime settimane, con i Treasury a 10 anni al livello più basso dal mese di ottobre.

E se Wall Street accoglie favorevolmente la decisione della Fed, alla Casa Bianca serpeggia nervosismo. "Abbiamo l'economia più forte del mondo, con la disoccupazione ai minimi da 50 anni e oltre 7 milioni di posti di lavoro creati", twitta Trump.

E la decisione di oggi è destinata ad aumentare il solco già profondo tra il presidente americano e il numero uno della Fed Jerome Powell.

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