Prodotti alimentari Olio extravergine compie 60 anni

ATS

11.1.2020 - 20:34

Un prodotto che è alla base della cucina mediterranea.
Un prodotto che è alla base della cucina mediterranea.
Source: KEYSTONE/AP/ALESSANDRA TARANTINO

Il principe della dieta mediterranea, l'olio extravergine di oliva, compie 60 anni e nella carta d'identità ha la cittadinanza italiana.

È infatti con una legge italiana del 13 novembre 1960 che è entrata in vigore la classificazione merceologica con cui ancora oggi nella penisola e nel resto del mondo si classifica come «extra vergine» (Evo) l'olio ricavato dalle olive.

Lo ricorda Luigi Caricato, uno dei massimi esperti italiani in campo olivicolo e fondatore di Olio Officina Festival (Oof) che, dal 6 all'8 febbraio a Milano celebra, insieme ai dieci anni del progetto culturale a favore della democratizzazione dell'olio, questo anniversario che attesta un primato italiano nella valorizzazione dell'oro verde.

«Siamo stati i primi al mondo – racconta Caricato all'agenzia Ansa – a trovare questa definizione merceologica sessant'anni fa. Si può dire che l'Italia ha inventato l'extravergine e poi tutti gli altri Paesi ci hanno seguito. Una scelta lungimirante che accompagna un prodotto che oggi è cambiato. Sessant'anni fa c'era la categoria, ma mancava mediamente la qualità. Il miglioramento – aggiunge – è iniziato negli anni Ottanta, soprattutto grazie alle politiche dell'Ue. Dagli anni Novanta l'esplosione e l'attenzione crescente nella ristorazione e nei consumi. Un'atmosfera positiva che però ha visto crescere la qualità nell'oliera ma nessuno ha investito negli uliveti. Il fabbisogno italiano annuo – precisa Caricato – è di un milione di tonnellate, delle quali 600 mila per consumi interni e 400 mila da destinare all'export. Non riusciamo a produrre questa quota per mancanza di terreni destinati all'olivicoltura professionale e per rinuncia alla ricerca e all'innovazione». Secondo l'esperto, «la tradizione sta diventando un abito vecchio ma intramontabile. Il comparto sembra rinunciare al concetto di smartphone in agricoltura e tutti i centri di ricerca sono chiusi così come gli uliveti sperimentali».

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