RincaroI prezzi alla produzione e all'importazione sono in flessione
hm, ats
15.6.2023 - 16:04
Si confermano i segnali di rallentamento del rincaro: in maggio i prezzi alla produzione e all'importazione sono scesi (su base annua) dello 0,3%, a fronte del +1,0% registrato in aprile, del +2,1% di marzo, del +2,7% di febbraio e del +3,3% di gennaio.
15.06.2023, 16:04
15.06.2023, 16:14
SDA
Il relativo indice calcolato dall'Ufficio federale di statistica (UST) si è attestato a 109,1 punti, con un'analoga flessione dello 0,3% rispetto ad aprile, emerge dalle tabelle pubblicate oggi, giovedì.
Nel dettaglio, per quanto riguarda il dato sui soli prezzi alla produzione – che mostra l'evoluzione dei prodotti indigeni – si è assistito a una crescita rispettivamente dello 0,4% (mese) e del 2,0% (anno), con un indice a 107,8 punti.
Nel confronto con aprile è diventata più cara soprattutto l'elettricità; è invece diminuito il costo di prodotti petroliferi, gas e preparati farmaceutici.
Un indicatore congiunturale
Il secondo sottoindice, quello dei prezzi all'importazione, presenta un decremento rispettivamente dell'1,8% e del 4,6%, con un valore a 111,9 punti. Si è fra l'altro dovuto pagare di meno – nel paragone mensile – per petrolio greggio e gas naturale; prezzi in flessione sono stati osservati anche per metalli e computer.
L'indice dei prezzi alla produzione e all'importazione è un indicatore congiunturale che riflette l'andamento dell'offerta e della domanda sui mercati dei beni, spiegavano tempo fa gli specialisti dell'UST di Neuchâtel.
Il dato è considerato un parametro importante per capire lo sviluppo dei prezzi al consumo (cioè l'inflazione), poiché i costi di produzione sono normalmente trasferiti sui prodotti finali. Tuttavia mostra oscillazioni significativamente più marcate ed è molto più volatile a causa della forte dipendenza dalle materie prime.
L'inflazione in Svizzera si attesta al +2,2% a maggio
A titolo di confronto, in Svizzera l'inflazione – è notizia della settimana scorsa – si è attestata in maggio al +2,2%, in decelerazione rispetto al +2,6% di aprile, del +2,9% di marzo e al +3,4% di febbraio.
Nel 2022 il rincaro è stato del 2,8%: il dato, unito a una crescita dei salari reali limitata allo 0,9%, ha comportato per i lavoratori dipendenti la più grave perdita di potere d'acquisto dai tempi della Seconda guerra mondiale.
La fase di crescita dei prezzi non sembra peraltro destinata a finire in tempi brevi: le previsioni del rincaro per l'insieme del 2023 avanzate da autorità, banche e istituti vari sono comprese fra il 2,2% e il 2,7%. Per quanto riguarda i dodici mesi successivi le stime si muovono in una fascia fra l'1,0% e il 2,0%.