Dal 1990Il prezzo dei biglietti dei treni è aumentato più dell'inflazione
hm, ats
26.4.2023 - 16:00
Il prezzo dei biglietti e degli abbonamenti ferroviari è aumentato dal 1990 in modo molto più marcato dell'inflazione: è quanto risulta da un'analisi di K-Tipp, che ritiene ingiustificati gli ulteriori ritocchi tariffari annunciati per dicembre.
Keystone-SDA, hm, ats
26.04.2023, 16:00
26.04.2023, 16:09
SDA
Il biglietto di seconda classe Zurigo-Chiasso e ritorno nel 1990 costava 77 franchi, mentre oggi si deve pagare 144 franchi: l'aumento è dell'87%, indica il periodico consumeristico nel numero oggi in edicola. Ancora più forti sono stati gli incrementi su altre tratte: Ginevra-Losanna +90%, Berna-Olten +115%, Berna Soletta +119%, Winterthur-Frauenfeld +145%, Baden-Zurigo +148%. Il costo di uno dei collegamenti più gettonati in assoluto, Berna-Zurigo, è raddoppiato: il prezzo è passato da 50 a 102 franchi (+104%).
L'abbonamento generale di seconda classe è aumentato dell'80%, quello per giovani dell'89% e quello per anziani del 106%. Pure l'abbonamento meta prezzo ha visto lievitare il costo: +69%. La testata giornalistica sottolinea che tutti questi cosiddetti adeguamenti tariffari vanno ben oltre il rincaro: fra il gennaio 1990 e il marzo 2023 l'indice dei prezzi al consumo è infatti salito solo del 41%.
È andata molto meglio, nel periodo di tempo in questione, agli automobilisti: stando ai dati del Touring Club Svizzero (TCS) il prezzo di un chilometro percorso con un'auto di fascia media è aumentato solo del 29%, passando a 75 centesimi, tenendo conto di 15'000 chilometri percorsi annualmente.
Il divario di costo tra trasporto pubblico e privato è quindi sempre più grande, afferma il K-Tipp. «In questo contesto, un ulteriore aumento delle tariffe del trasporto pubblico è in palese contraddizione con l'obiettivo di incoraggiare il maggior numero possibile di automobilisti a passare al più presto alla ferrovia e all'autobus, a beneficio del clima e dell'ambiente».
Come noto da inizio aprile l'Alliance SwissPass – cioè l'organizzazione a cui fanno capo 250 aziende del trasporto pubblico – punta ad aumentare le tariffe in dicembre, con un incremento che in media sarà del 4,3%. Il passo viene fra l'altro giustificato con il fatto che da sette anni i prezzi sono fermi: è vero, risponde K-Tipp, ma se si estende un po' lo sguardo si osserva che si tratterebbe del 15esimo aumento dal 1990.
Contattate dalla testata zurighese, le FFS non hanno voluto prendere posizione sul tema, facendo riferimento all'Alliance SwissPass. Secondo K-Tipp l'azienda non avrebbe bisogno di entrate aggiuntive. Ciò emergerebbe chiaramente anche dall'ultimo rapporto annuale: nonostante le conseguenze della pandemia, il traffico passeggeri ha chiuso il 2022 con un bilancio in pareggio. Prima del coronavirus, le FFS erano in attivo nel traffico passeggeri per oltre 15 anni consecutivi. L'utile complessivo del gruppo per i 20 anni dal 2003 al 2022 ha ammontato a circa 3,5 miliardi di franchi e alla fine dell'anno scorso il bilancio consolidato presentava un patrimonio proprio di 12,2 miliardi.
Sempre secondo il giornale attento agli interessi dei consumatori anche le altre due grandi imprese ferroviarie (BLS e Ferrovia retica, FR) stanno avendo successo dal punto di vista finanziario, pure nel trasporto passeggeri. Non meglio precisati addetti ai lavori hanno indicato alla testata che FR si sarebbe peraltro espressa contro l'aumento dei prezzi nel consiglio di amministrazione di Alliance Swisspass, ma sarebbe stata sconfitta dalle FFS e dai suoi alleati.
Fino all'inizio di maggio le aziende di trasporto affiliate potranno votare sugli aumenti di prezzo previsti: se giungerà il via libera il dossier arriverà sui tavoli del sorvegliante federale dei prezzi Stefan Meierhans, che ha già promesso di esaminare criticamente gli adeguamenti tariffari previsti.