Privatizzazione Privatizzazione Postfinance: critiche a sinistra, plauso da destra

mh, ats

20.1.2021 - 16:08

Visioni opposte per il futuro di Postfinance
Visioni opposte per il futuro di Postfinance
Keystone

La volontà del Consiglio federale di privatizzare Postfinance non piace a sinistra, ma raccoglie consensi a destra.

Partito socialista (PS) e sindacati si oppongono con forza, sottolineando che l'istituto è e deve restare parte del servizio pubblico. Per il PLR quella proposta dal Governo è invece l'unica soluzione per garantire una concorrenza leale. L'Alleanza del centro chiede una strategia chiara prima di decidere.

In un momento in cui i tassi d'interesse sono ad un minimo storico, PostFinance deve essere ripensata come garante del traffico dei pagamenti e quindi come una parte importante del servizio pubblico, rileva il PS in una nota, parlando di «via semplicistica della privatizzazione».

«Il nostro Paese non ha bisogno di un ulteriore gigante bancario che massimizzi i profitti», sostiene il consigliere nazionale socialista ticinese Bruno Storni, citato nella nota. In Svizzera e l'Europa servono banche statali che concentrino «la loro attività nella tutela del clima, l'efficienza energetica e le energie rinnovabili», aggiunge il collega grigionese Jon Pult.

Il PS critica inoltre il Consiglio federale per non aver proposto nessuna alternativa alla privatizzazione e ricorda come soprattutto nella crisi causata dal coronavirus, PostFinance si sia dimostrata estremamente efficiente concedendo migliaia di fideiussioni.

Forti critiche all'Esecutivo vengono mosse anche dall'Unione sindacale svizzera (USS), che in un comunicato parla di «attacco frontale al servizio pubblico» e ricorda come l'istituto sia una banca popolare con quasi tre milioni di clienti e, come parte della Posta, appartenga al grande pubblico. Secondo l'USS, Postfinance ha un mandato di servizio di base e con la sua proposta il Governo lo sta minando.

Se la Confederazione e la Posta dovessero ritirarsi da Postfinance, il traffico dei pagamenti dovrebbe essere garantito mediante il rilascio di una concessione: questo significherebbe tagli alla qualità e, non da ultimo, al personale, prosegue il sindacato, ricordando anch'esso l'importanza di questo istituto durante la crisi pandemica.

Stessa lunghezza d'onda per Syndicom, secondo cui l'idea del Consiglio federale è una minaccia per il servizio pubblico e un tentativo di evitare la discussione su una garanzia statale eliminando il divieto di credito e di ipoteca. Il sindacato annuncia di volersi opporre con tutti i mezzi a sua disposizione, in ultima analisi con un referendum. In caso di privatizzazione, sostiene Syndicom, i clienti meno redditizi andrebbero incontro all'esclusione da numerosi servizi o con tariffe elevate.

Di parere diametralmente opposto è il PLR, per il quale la privatizzazione è l'unico modo giusto per garantire una concorrenza leale sul mercato del credito e delle ipoteche, ha affermato il responsabile della comunicazione del partito Marco Wölfli.

Per il PLR, la revoca del divieto di concedere crediti e ipoteche per Postfinance può avvenire solo con una privatizzazione completa e coerente. In un mercato che funziona, non è opportuno mettere una «banca postale» interamente controllata dallo Stato in concorrenza con il settore privato, sostiene il partito.

L'Alleanza del centro chiede da parte sua a Postfinance di presentare una strategia chiara che mostri il futuro dell'azienda con e senza privatizzazione parziale. Sulla base di ciò, la formazione politica prenderà la sua decisione a favore o contro, ha indicato su richiesta la responsabile della comunicazione Astrid Bärtschi.

Consapevole del fatto che Postfinance sta affrontando grandi sfide, il centro è critico nei confronti dell'abolizione delle restrizioni attualmente in vigore nel mercato del credito e delle ipoteche, ha ha proseguito la portavoce, per la quale sussiste il pericolo di distorsioni della concorrenza.

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