I salari reali dei dipendenti sottoposti ai principali contratti collettivi di lavoro (CCL) dovrebbero essere diminuiti dello 0,1% quest'anno: è quanto emerge da un'indagine pubblicata oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST).
Keystone-SDA, hm, ats
25.10.2021, 14:01
25.10.2021, 14:32
SDA
L'anno scorso le parti sociali firmatarie dei principali CCL (quelli cioè che interessano almeno 1500 lavoratori) hanno concordato per il 2021 aumenti medi nominali dello 0,4% degli stipendi, a fronte del +0,9% del 2020, del +1,1% del 2019 e del +0,9% del 2018. Considerato che il rincaro di quest'anno è previsto allo 0,5%, il salario reale è atteso in flessione dello 0,1%.
Per quanto riguarda i settori, i salari nominali concordati sono cresciuti dello 0,1% nel secondario e dello 0,6% nel terziario. Scendendo nei dettagli, spiccano i segmenti sanità e assistenza sociale (+0,8%), servizi di informazione e comunicazione (+0,6%), commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+0,6%), attività amministrative e servizi di supporto (+0,5%), nonché trasporto e magazzinaggio (+0,4%); hanno arrancato costruzioni (+0,1%) e attività manifatturiere (+0,1%); ha marciato sul posto l'amministrazione pubblica (0%).
L'aumento dei salari convenzionali dello 0,4% è stato ripartito per lo 0,3% a titolo individuale e per lo 0,1% a livello collettivo. Solo il 21% della massa salariale destinata ai ritocchi di stipendio è stata distribuita uniformemente ai beneficiari, sottolinea l'UST. Gli adeguamenti accordati a titolo collettivo restano minoritari nel settore terziario (21%), mentre sono maggioritari in quello secondario (62%).
Nel 2021 i salari minimi definiti nei principali CCL sono stati aumentati dello 0,2% (contro il +0,7% del 2020, il +0,8% del 2019 e il +0,5% del 2018). Un po' più di 1'565'000 persone sono assoggettate a una convenzione collettiva nell'ambito della quale si è giunti a delle intese sulla retribuzione più bassa. Le buste paga minime sono aumentate dello 0,1% nel settore secondario e dello 0,3% nel terziario.