Coronavirus Trump fa appello alla calma, ma le borse vanno a picco

ATS

6.3.2020 - 19:56

Sono brutti momenti per gli operatori finanziari.
Sono brutti momenti per gli operatori finanziari.
Source: KEYSTONE/DPA/FRANK RUMPENHORST

Appello di Donald Trump alla calma: «Niente panico» sul coronavirus. Ma le parole del presidente americano non suscitano alcun effetto sulle piazze finanziarie. Le borse europee chiudono in profondo rosso.

Zurigo ha perso il 4,01%, Francoforte il 3,37% e Parigi il 4,14%. Complessivamente le piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno bruciato 1300 miliardi di euro in due settimane. Non va molto meglio a Wall Street, dove i listini cedono oltre 2%.

Affonda anche il petrolio, che arretra fino al 9% con il mancato un accordo fra l'Opec e la Russia su un taglio della produzione per rispondere al coronavirus.

Mosca ha bocciato la richiesta del cartello dei Paesi produttori a tagliare fino al 4% la produzione globale per far fronte al calo della domanda da parte del trasporto aereo e del rallentamento dell'economia. Che la strada fosse in salita per un'intesa è apparso subito chiaro: l'inizio dei lavori è stato rimandato di cinque ore per cercare un accordo dietro le quinte. Nonostante le trattative serrate un'intesa non è stata raggiunta, causando un crollo delle quotazioni. Il Wti è arrivato a perdere l'8,9%, il Brent il 9%.

Il tonfo del greggio si è fatto sentire sui titoli energetici, affondando ancora di più le borse. Il crollo dei rendimenti dei titoli di stato non ha facilitato la seduta a Wall Street: quelli sui Treasury a 10 anni sono scesi brevemente sotto lo 0,7%, il nuovo minimo storico, arrivando a perdere più di 0,3 punti percentuali in ognuna delle ultime due settimane.

Non sono serviti i dati sul mercato del lavoro americano

A nulla sono serviti i buoni dati sul mercato del lavoro americano: in febbraio sono stati creati 273.000 posti, ben oltre le attese degli analisti, e il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi degli ultimi 50 anni al 3,5%. Rilevazioni positive che non includono comunque l'effetto del coronavirus: l'emergenza negli Stati Uniti è scattata con forza solo nei giorni scorsi. Alla fine dello scorso la convinzione diffusa era che gli Usa sarebbero riuscito a scamparla.

«Wall Street si riprenderà», dice Trump cercando di instillare fiducia. Poi chiama in causa ancora una volta la Federal Reserve: «dovrebbe tagliare i tassi e stimolare l'economia», aggiunge guardando con fiducia a una riduzione del costo del denaro, data per scontata dagli analisti, alla prossima riunione del 17-18 marzo della banca centrale americana. Dato per scontato anche un taglio dei tassi la prossima settimana da parte della Bce di Christine Lagarde.

«L'economia americana è solida. Ci sarà un rallentamento nel secondo trimestre e forse nel terzo, ma sarà temporaneo», dice ostentando sicurezza il consigliere economico alla Casa Bianca, Larry Kudlow.

Dietro le quinte però l'amministrazione Trump ha già allo studio possibili iniziative per limitare gli effetti del coronavirus sull'economia. Fra queste anche sgravi fiscali per le industrie del trasporto aereo, del turismo e delle crociere, quelle finora più colpite. L'esame è nelle fasi iniziali e in via di definizione. Uno dei nodi da sciogliere è se l'impero alberghiero di Trump ne beneficerà o meno.

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