Congiuntura Aziende svizzere ottimiste nonostante le strettoie, UBS rivede il PIL

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9.11.2021 - 12:55

Le impasse nelle catene di produzione e di distribuzione vengono considerate il rischio maggiore dal 70% delle ditte interpellate dal sondaggio. Nella foto il porto cinese di Qingdao.
Le impasse nelle catene di produzione e di distribuzione vengono considerate il rischio maggiore dal 70% delle ditte interpellate dal sondaggio. Nella foto il porto cinese di Qingdao.
Keystone

Le aziende svizzere orientate all'esportazione si attendono un proseguimento dell'evoluzione favorevole nell'anno che verrà, nonostante le preoccupazioni inerenti alle strettoie nella catena d'approvvigionamento.

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Lo rivela un sondaggio di UBS, che corregge da +3,3% a +3,1% le prospettive per il prodotto interno lordo (Pil) elvetico nel 2021 e da +3,0 a +3,1% nel 2022. Per il 2023 è atteso un +1,7%.

Oltre il 60% delle imprese interrogate prevede che la crescita globale nei prossimi dodici mesi si situerà nella media pluriennale o lievemente al di sopra, si legge in un comunicato diramato oggi.

Ma solo il 3% non si aspetta rischi congiunturali «importanti» nel 2022. Le impasse nelle catene di produzione e di distribuzione vengono considerate il rischio maggiore dal 70% delle ditte interpellate.

Gli economisti della grande banca giudicano tuttavia i rischi valutabili: difatti, le strettoie sono da attribuire al forte consumo di recupero o a perturbazioni temporanee nelle catene di distribuzione. Il potenziale globale di produzione non è invece stato danneggiato in maniera durevole. Un possibile indebolimento della dinamica congiunturale attuale rinvierebbe soltanto la crescita al 2022.

Al contempo le impasse hanno condotto recentemente a un sensibile aumento dell'inflazione. Ma solo una volta che il rincaro dei beni e delle materie prime importati si ripercuoterà sui servizi e gli stipendi bisogna aspettarsi che l'inflazione perduri, affermano gli esperti di UBS, che in questo contesto si basano sul proprio sondaggio salariale 2022.

Stando a quest'ultimo, le imprese al momento non sono disposte ad accrescere le remunerazioni di oltre lo 0,8%. Una spirale salari-prezzi è dunque inverosimile e l'inflazione dovrebbe tornare a scendere nel corso del prossimo anno. Concretamente la banca anticipa per il 2021 un tasso dello 0,6% in Svizzera, per il 2022 dello 0,7% e per il 2023 di nuovo dello 0,6%.