BasileaAll'assemblea UBS molte domande, ma poche risposte su Credit Suisse
hm, ats
5.4.2023 - 15:06
Molte domande sulla fusione con Credit Suisse, ma poche risposte concrete, in un'atmosfera peraltro meno tesa di quanto osservato in passato in occasioni analoghe: è filata molto liscia, per i dirigenti di UBS, l'odierna assemblea generale a Basilea.
hm, ats
05.04.2023, 15:06
05.04.2023, 15:21
SDA
I vertici hanno innanzitutto cercato di giustificare il fatto che gli azionisti siano stati ignorati nella decisione di rilevare il concorrente. «Abbiamo dovuto agire immediatamente per stabilizzare la situazione», ha affermato il presidente del consiglio d'amministrazione (Cda) Colm Kelleher nella riunione svoltasi alla St.-Jakob-Halle, un complesso multifunzionale, alla presenza di 1128 detentori di titoli UBS.
Non c'è stato tempo per consultare i soci, ha spiegato il 65enne. Il Consiglio federale ha fatto ricorso alla legislazione d'emergenza per consentire la fusione senza l'approvazione degli azionisti. «Pertanto, purtroppo, non è stato possibile ottenere il vostro consenso», si è rammaricato il dirigente.
L'acquisizione dovrebbe essere completata entro pochi mesi. Per la fusione, invece, si prevedono altri tre o quattro anni; questo, tuttavia, senza la completa liquidazione delle parti della banca d'investimento di Credit Suisse che devono essere vendute.
«Questa transazione è la prima fusione di due banche di importanza sistemica globale: la sua esecuzione è tutt'altro che semplice e comporta enormi rischi», ha ammesso Kelleher. Allo stesso tempo, però, si tratta di «un nuovo inizio per una banca combinata e per l'intera piazza finanziaria svizzera, che offre anche grandi opportunità».
Strategia UBS chiara e non influenzata dall'acquisizione
La strategia di UBS è chiara e non viene influenzata dall'acquisizione, ha proseguito il manager con nazionalità irlandese e studi a Oxford (GB). Anche se l'integrazione di CS è ora un obiettivo chiave per la dirigenza, ciò non significa che altre iniziative di crescita saranno messe da parte, ha assicurato.
La riunione nella città renana è stata anche l'occasione per prendere commiato dal presidente della direzione uscente Ralph Hamers. Alla luce delle nuove priorità dovute all'acquisizione di CS il consiglio di amministrazione ha cercato un diverso profilo di leadership al vertice. «Come sapete, ho presentato le mie dimissioni nell'interesse dell'azienda e dei suoi azionisti, nell'interesse della Svizzera e del suo settore finanziario», ha detto il manager olandese nel suo discorso tenuto in tedesco.
«Sono fiducioso che il nuovo Ceo Sergio Ermotti, con il suo curriculum e la sua esperienza, condurrà la banca in modo sicuro attraverso questa prossima fase», ha aggiunto. Il dirigente ticinese – non presente a Basilea – è entrato in carica subito dopo l'assemblea.
Grandi opportunità con l'acquisizione di Credit Suisse
Secondo Hamers – che rimarrà comunque a disposizione di UBS – l'acquisizione di Credit Suisse porta con sé grandi opportunità: verrà creata una banca con attivi in gestione per un totale di 5000 miliardi di dollari. La posizione di UBS come principale gestore patrimoniale ne uscirà quindi rafforzata.
Lo stesso vale per la gestione patrimoniale per gli investitori istituzionali (Asset Management), che regnerà su un patrimonio combinato di 1500 miliardi. «L'acquisizione porta ancora più attivi, più clienti e quindi più responsabilità. Sono sicuro che UBS gestirà questa responsabilità con attenzione».
Per cercare di fugare i timori della popolazione svizzera, che deve fare i conti con un colosso cui sono stati offerti prestiti e garanzie statali per 259 miliardi di franchi e che si trova con una situazione meno concorrenziale sul mercato interno, è intervenuto il il vicepresidente del Cda Lukas Gähwiler, che ha preso posizione su diversi aspetti elvetici.
«Una banca grande, ma occorre mettere il tema in prospettiva»
Riguardo alle dimensioni della realtà che nascerà dalla fusione il manager ha ammesso che si tratta di una banca grande, ma a suo avviso occorre mettere il tema in prospettiva. Negli ultimi anni i due istituti hanno ridotto in modo massiccio i loro bilanci: nel 2006, poco prima dello scoppio della grande crisi finanziaria, il bilancio complessivo di UBS e CS equivaleva a sette volte il prodotto interno lordo (Pil) svizzero. «Oggi, il bilancio combinato è ancora pari a due volte il Pil. E vogliamo continuare a ridurre drasticamente le attività di investment banking di CS».
Inoltre, negli ultimi 15 anni i requisiti di capitale e di liquidità sono stati notevolmente aumentati, ha proseguito il dirigente che ha lavorato per il Credit Suisse dal 1990 al 2009. A suo avviso più importanti delle dimensioni assolute sono il modello di affari e i rischi presenti in bilancio. «Noi di UBS abbiamo imparato la lezione e abbiamo ridimensionato in modo massiccio la nostra banca d'investimento.
Nella nuova banca combinata, la banca d'investimento dovrebbe rappresentare un quarto delle attività ponderate in base al rischio ed essere al servizio della gestione patrimoniale globale e della banca universale svizzera».
Nessun problema sul fronte della concorrenza
Nessun problema, secondo UBS, sussiste sul fronte della concorrenza. «In Svizzera c'è abbastanza concorrenza, con circa 250 banche», ha sottolineato Gähwiler. Le quote di mercato delle due grandi banche sono diminuite significativamente dal 2003. In termini di relazioni bancarie, il ruolo delle due società è importante, ma non dominante. «Il gruppo Raiffeisen ha circa il doppio delle filiali di UBS e CS messe insieme», ha concluso.
Poco o nulla si è invece saputo sull'impatto della fusione riguardo all'impiego, malgrado sulla questione siano state chieste delucidazioni da più parti, a partire dalla fondazione Ethos: è semplicemente troppo presto per fare ipotesi sui posti di lavoro, ha detto Gähwiler.
«Innanzitutto, entrambe le banche devono essere portate avanti e integrate nei prossimi anni. Si tratta di un compito erculeo che richiede un numero maggiore e non minore di persone nel breve termine. Sul medio periodo dovremo valutare diverse opzioni. E a lungo termine è chiaro che si creeranno delle sinergie».
Se come noto gli azionisti nulla hanno avuto da decidere riguardo al dossier principale, l'acquisizione di Credit Suisse, non sono invece mancati i voti su diversi altri temi. Non ci sono state però sorprese, seppure qua e là i risultati hanno mostrato una certa insofferenza verso talune situazioni. In questo senso può ad esempio essere interpretata la conferma di Kelleher alla presidenza, avvenuta con il risultato peggiore fra chi si candidava a entrare nell'organo di sorveglianza: il dirigente ha raccolto solo il 90% dei voti. Per gli altri membri del Cda il gradimento è stato invece maggiore, pari ad almeno il 94%. Il massimo favore (97%) è stato raccolto dal vicepresidente Gähwiler.
Via libera al discarico per l'esercizio scorso
Il via libera al discarico (cioè all'atto formale che mette i vertici al riparo da azioni di responsabilità) per l'esercizio scorso è giunto con il 94%. Come successo in passato è stata però fatta espressamente astrazione del contenzioso fiscale in Francia.
L'assemblea ha anche approvato (al 95%) un nuovo programma di riacquisto di azioni, per il periodo 2023-2025, che non sarà comunque per il momento attivato: come aveva già fatto sapere la responsabile delle finanze Sarah Youngwood l'istituto vuole avere maggiore chiarezza sulla situazione dopo l'acquisizione di Credit Suisse. Questo malgrado la banca sostenga che sarà ben capitalizzata anche dopo la fusione.
La proposta sui compensi futuri per Cda e direzione ha raccolto quasi il 90% dei voti, mentre il rapporto sulle remunerazioni 2022 si è fermato all'85%. Solo l'81% degli azionisti ha accolto il documento sul clima, contestato in precedenza da alcuni oratori. Praticamente tutti d'accordo invece sul dividendo di 0,55 dollari e anche sul cambiamento in dollari del capitale di UBS. Alle 13.25, dopo quasi tre ore e mezza, l'assemblea è finita ed è cominciato l'aperitivo.