Crisi bancaria UBS-Credit Suisse, a rischio il 20-30% degli impieghi

ats

2.4.2023 - 09:11

A Paradeplatz, luogo iconico della finanza elvetica, centinaia di impiegati di UBS e Credit Suisse temono di perdere il lavoro.
A Paradeplatz, luogo iconico della finanza elvetica, centinaia di impiegati di UBS e Credit Suisse temono di perdere il lavoro.
Keystone

Dopo il matrimonio forzato fra UBS e un Credit Suisse sul baratro del fallimento, i collaboratori del nuovo colosso bancario s'interrogano: mi terranno o verrò licenziato? Stando alla stampa domenicale, potrebbero essere a rischio decine di migliaia di impieghi.

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Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Dopo l'unione tra UBS e Credit Suisse potrebbero essere a rischio il 20-30% del totale dei posti di lavoro, ossia 25-36'000 impieghi.
  • Il marchio «Credit Suisse» dovrebbe sparire tra 3-4 anni, ma UBS non ha ancora commentato la questione.
  • La «megafusione» ha posto un interrogativo: si deve trasformare la branca finanziaria della Posta, PostFinance, in una vera e propria banca in grado di concedere ipoteche e prestiti?

Secondo la SonntagsZeitung, che si appoggia a fonti interne a UBS, potrebbe venir soppresso a livello globale il 20-30% dei posti di lavoro, pari a 25-36 mila impieghi. In Svizzera verrebbero scarificati 11 mila posti.

Si tratta di una sforbiciata ben superiore a quella che prevedeva il Credit Suisse nel suo programma di risparmi. Secondo il domenicale svizzero tedesco, una situazione di monopolio potrebbe verificarsi solo nella clientela commerciale.

Il marchio «Credit Suisse» dovrebbe sparire tra 3-4 anni

Il destino del marchio «Credit Suisse», secondo il Sonntagsblick, dovrebbe invece essere preservato per i prossimi 3-4 anni prima di scomparire dopo oltre 160 anni di esistenza. Questa informazione è l'unica che è filtrata finora in merito ai particolari dell'operazione, ha sottolineato il foglio zurighese.

Per motivi giuridici, UBS non si sbottona su come raggrupperà le unità del gruppo. La separazione delle attività svizzere di Credit Suisse è argomento di riflessione, benché UBS non consideri attrattiva questa variante.

A detta della SonntagsZeitung, è solo fra 8 settimane, quando UBS avrà accesso a tutte le informazioni, che il management potrà decidere fra ciò che resta da ciò che invece verrà scorporato.

E PostFinance?

La «megafusione» tra le due maggiori banche elvetiche ha ridato fiato a coloro che da anni s'immaginano di trasformare la branca finanziaria della Posta, PostFinance, in una vera e propria banca in grado di concedere ipoteche e prestiti.

Tra i sostenitori figura l'ex capo dell'Amministrazione federale delle finanze (AFF), Serge Gaillard, secondo cui una simile passo è necessario dal momento che con la futura UBS «ci sarà meno scelta per quanto riguarda i prestiti alle imprese». C'è il rischio, ha spiegato l'ex sindacalista, che le banche straniere entrino in questo mercato.

Alcune possibilità

Secondo Gaillard, che si è confidato alla NZZ am Sonntag, la situazione attuale rappresenta un «fallimento politico». Postfinance deve garantire il traffico dei pagamenti e offrire conti sicuri, ma non può investire il suo denaro in modo diversificato e metterlo a disposizione della popolazione svizzera sotto forma di mutui.

Venerdì scorso, il co-presidente del PS Cédric Wermuth ha chiesto che Postfinance venga trasformata in una banca per le piccole e medie imprese con una garanzia pubblica da parte dello Stato.

Per Serge Gaillard, il sostegno dello Stato legittimerebbe la regolamentazione federale del pagamento dei bonus e della remunerazione degli amministratori della banca. «Oggi abbiamo l'opportunità per risolvere questo problema», ha dichiarato.

PostFinance non verrà privatizzata (per ora)

Il 26 di settembre scorso, il parlamento ha affossato definitivamente il progetto di Consiglio federale di privatizzare completamente PostFinance; quest'ultima, insomma, rimarrà nel girone della Posta. Il progetto chiedeva lo scorporo del ramo finanziario del Gigante giallo. Ciò avrebbe permesso a PostFinance di concedere in modo autonomo ipoteche e crediti a terzi.

Il governo intendeva così permettere alla filiale della Posta, controllata dalla Confederazione, di poter realizzare una redditività in linea con il settore. Da anni gli utili di PostFinance sono infatti in flessione: con questi soldi viene in parte anche finanziato il servizio pubblico della Posta. Il parlamento teme però l'arrivo sul mercato di un concorrente temibile nel campo delle ipoteche e dei prestiti.