Dirigenti senza risposte Per i dipendenti di UBS e CS «enorme paura per il proprio impiego»

hm, ats

31.3.2023 - 19:01

Il momento è difficile per il personale delle grandi banche.
Il momento è difficile per il personale delle grandi banche.
Keystone

Grandissima paura per il proprio impiego e dirigenti che non danno risposta per far fronte all'insicurezza: così la situazione dei dipendenti Credit Suisse e UBS, secondo Michael von Felten, presidente dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB).

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A dominare sono «rabbia, tristezza e delusione», afferma Von Felten in un'intervista pubblicata oggi dal bimensile Beobachter. «Sono 40'000 i dipendenti che lavorano ogni giorno per CS e UBS in Svizzera. Ora si chiedono, da un giorno all'altro: il mio lavoro esisterà ancora in futuro?».

All'esterno vi è però un muro di silenzio. «Una delle prime istruzioni interne ai dipendenti è stata: non parlate con i media. Questo fa parte della cultura delle banche. D'altra parte, per settimane abbiamo assistito a un attacco agli istituti da parte della stampa, con notizie che suggerivano come ogni dipendente guadagnasse centinaia di migliaia di franchi. Questo suscita diffidenza».

Per il personale è difficile lavorare come prima, prosegue il presidente dell'ASIB. «La stragrande maggioranza dei dipendenti dei due istituti è fedele alla propria banca. E ai rispettivi clienti. La paura e l'incertezza su ciò che accadrà sono però massacranti. Certo, molte cose non sono chiare, ma i dipendenti vorrebbero almeno risposte oneste».

Comunicazione dei vertici non più al passo con i tempi

La cultura della comunicazione dei vertici non è più al passo con i tempi, sostiene l'intervistato. «Le banche lottano contro la perdita di fiducia, ma la fiducia è in gran parte inizialmente incarnata dai dipendenti. Costruire la fiducia significa anche far sì che gli stessi collaboratori si fidino del loro istituto. Ma loro vengono a conoscenza degli ultimi sviluppi dai media».

«Sono rimasto scioccato dalla conferenza stampa sull'acquisizione», prosegue von Felten, riferendosi a quanto successo domenica 19 marzo. «Due consiglieri federali, due presidenti del consiglio di amministrazione, la presidente della Finma e il direttore della Banca nazionale hanno risposto alle domande per un'ora e mezza. Innanzitutto, sorprendente: il personale è menzionato solo in due frasi secondarie. In secondo luogo, queste persone non sono state in grado di dire: non lo sappiamo ancora, dobbiamo chiarirlo. Questo non è un buon modo di comunicare».

«La paura per il proprio posto di lavoro è enorme. Sui media si leggono voci di litigi tra i dirigenti. Inoltre, la competizione tra i due istituti è profondamente radicata nella mente delle persone. Presso Credit Suisse vi sono taluni che dicono: non lavorerò mai per UBS». Questo ha a che fare con la lealtà e con le differenze culturali tra le due società.

L'ASIB chiede un congelamento dei licenziamenti fino alla fine del 2023, una maggiore protezione contro i licenziamenti per gli over 55 e misure di sostegno come la consulenza sull'impiego e la formazione continua.

Consiglierebbe ancora con la coscienza pulita – chiede il giornalista della testata zurighese – una carriera in banca a chi fa un tirocinio di impiegato di commercio? «Sì. Nonostante le turbolenze, l'apprendistato in banca rimane una formazione valida e interessante», risponde l'intervistato.