Svizzera «UBS non può fissare da sola i salari dei manager, ecco perché»

hm, ats

27.2.2024 - 14:00

L'operato di UBS rimane al centro dell'attenzione.
L'operato di UBS rimane al centro dell'attenzione.
Keystone

UBS non può fissare da sola i salari milionari dei manager, perché i rischi che i dirigenti si assumono vanno a pesare sulle spalle di tutta la popolazione svizzera.

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È l'argomentazione di Antoinette Weibel, professoressa di economia all'Università di San Gallo, che fa inoltre presente come la remunerazione più elevata non attrae necessariamente i migliori leader.

«Il liberalismo si basa su due pilastri fondamentali: la meritocrazia, in cui il merito dipende dal rendimento, e la libertà», afferma la 54enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). «Nel liberalismo classico, tuttavia, la libertà non è illimitata, ma va di pari passo con la responsabilità».

Che dire per esempio della retribuzione del presidente della direzione di Novartis Vas Narasimhan, che nel 2023 ha incassato 16,2 milioni di franchi? «Come sostenitore della meritocrazia, vorrei che i guadagni – compresi quelli del Ceo di Novartis – riflettessero in una certa misura le prestazioni», risponde l'intervistata. «Gli stipendi dei presidenti della direzione hanno ormai raggiunto un livello tale da far dire anche agli ambienti borghesi che il rapporto non è più corretto. È ovvio che un amministratore delegato dovrebbe guadagnare molto di più di un normale dipendente. Ma se è più di 300 volte tanto, non è più un rapporto meritocratico. Quanto guadagna il capo della Novartis rispetto a un ricercatore che sviluppa un farmaco importante?».

A livello scientifico non è stata trovata una correlazione stabile tra lo stipendio di un Ceo e il successo a lungo termine dell'azienda. «Nel caso di un'impresa come Novartis, il successo dovrebbe essere misurato in base alla qualità della pipeline di prodotti, all'innovazione della ricerca e alla motivazione dei dipendenti a portare l'azienda ai vertici. In ogni caso, il corso delle azioni non è un buon indicatore di successo. Se l'economia va bene, il prezzo dei titoli cresce. In una certa misura, ciò è indipendente dalle prestazioni del presidente della direzione».

Secondo Weibel non si può nemmeno confrontare i guadagni dei capitani d'industria con quello dei calciatori di punta. «Undici giocatori non possono essere paragonati a 10'000 dipendenti che insieme costituiscono il successo. Inoltre è fondamentale che non esiste un mercato dei trasferimenti trasparente per i Ceo. Per di più le caratteristiche principali degli amministratori delegati non sono facilmente osservabili, mentre nel caso dei calciatori tutto il mondo può osservarle. Ecco perché il paragone è sbagliato».

«Gli attuali sistemi di remunerazione non sono solo inefficaci in termini di valore aziendale a lungo termine: creano addirittura falsi incentivi, poiché il team di gestione concentra le proprie azioni su obiettivi misurabili, tutto ciò che non è chiaramente misurabile e collegato a indicatori viene facilmente trascurato», prosegue l'accademica nata a Lucerna. «In una prospettiva liberale classica, la responsabilità della formazione dei salari spetta alle imprese. Si vorrebbe lasciare che il mercato faccia la sua parte o creare le condizioni per il suo buon funzionamento. Con i Ceo non c'è però modo di creare un mercato funzionante».

A fine marzo UBS – ricordano i giornalisti della NZZ – pubblicherà il suo rapporto sulle remunerazioni: quale sarebbe lo stipendio adeguato per i dirigenti? «Non vedo perché la decisione sulla remunerazione debba essere lasciata solo all'azienda: dopo tutto, il rischio finale è a carico dei cittadini e dei contribuenti. È chiaro che la gestione di UBS non è un lavoro facile ed è anche ovvio che il team di gestione deve guadagnare bene. Ma al momento è impossibile misurare l'efficacia del suo lavoro. Questo sarà chiaro solo tra qualche anno».

«Nelle banche, in particolare, non siamo riusciti a stabilire i giusti incentivi salariali», insiste Weibel. «L'assunzione di rischi eccessivi viene ancora premiata. A rimetterci non sono solo gli azionisti, ma anche i clienti, come nel caso delle perdite del Credit Suisse con Archegos».

«Le buste paga elevate vengono giustificate dalla necessità di attrarre i migliori talenti. Però anche l'ex banchiere e professore di economia Kurt Schiltknecht ha affermato che se un Ceo muore, basta mezzo minuto per averne un altro. Non esiste una prova scientifica che lo stipendio più alto attragga il maggior numero di talenti».

«Dagli studi condotti sappiamo anche che la Svizzera non è una società invidiosa. Malgrado ciò si accendono sempre grandi dibattiti sulla distribuzione non proprio equa dei salari. Mi sembra quindi che si debba andare più a fondo nella questione. I compensi dei Ceo sono espressione di una crescente 'egoizzazione' della società e probabilmente sono anche giustamente percepiti come il risultato di una mancanza di responsabilità da parte di una piccola élite. Non possiamo risolvere il problema solo con la compliance. Abbiamo bisogno di manager e membri dei consigli di amministrazione che agiscano con responsabilità e moderazione», conclude la professoressa.