EpidemiaCovid-19: situazione precaria anche all'Inselspital di Berna
pa, ats
16.12.2020 - 16:53
A causa dell'epidemia di Covid-19 il 90% delle capacità del reparto di terapia intensiva dell'Inselspital di Berna è occupato. I medici e il personale infermieristico guardano con grande preoccupazione all'aumento delle cifre relative all'infezione da SARS-CoV-2.
Al momento la situazione è ancora gestibile, ma è fragile, dice all'agenzia di stampa Keystone-ATS Stephan Jakob, primario di medicina intensiva dell'Insel Group, durante un briefing con i media. Se all'aumento dei casi di coronavirus adesso si aggiungessero anche gli incidenti sportivi la gestione dell'afflusso sarebbe molto difficile. Il 70% dei ricoveri sono emergenze e tra queste ci sono già i primi incidenti sciistici, ha aggiunto.
L'Ospedale universitario di Berna – ricorda Jakob – ha un vasto bacino di utenza: i pazienti arrivano anche dai vicini cantoni di Friburgo, Soletta, Neuchâtel e dall'Alto Vallese.
Anche il personale infermieristico è al limite. Normalmente, un'infermiera si occupa di un solo paziente nel reparto di terapia intensiva. Attualmente il rapporto ora arriva fino a 1:4, nel senso che una sola persona deve occuparsi di quattro pazienti gravemente malati.
È vero che il personale infermieristico è aiutato, ma si tratta di assistenza che deve essere formata e controllata «e anche questo è un grosso peso», sottolinea Jakob. I medici specialisti, dal canto loro, lavorano in due turni di 13,5 ore al giorno; e lo fanno già da tre-quattro mesi.
«Ogni paziente in più mette ulteriormente sotto pressione il sistema», nota il primario. «Oggi abbiamo il doppio della mortalità rispetto alla primavera nei pazienti colpiti da Covid-19». Le cause sono molteplici «ma non possiamo escludere che la qualità delle cure sia peggiore perché c'è meno personale preparato a disposizione dei pazienti».
Il personale ha un buon spirito di squadra, ma comincia a logorarsi, nota Petra Fuchs, capo infermiera al pronto soccorso. Manca ben il 15% degli effettivi, per malattia, quarantena o altri motivi. Non ci sono più riserve per la rotazione del personale e a Natale e Capodanno, quando la maggior parte degli studi medici chiude, l'afflusso al pronto soccorso è particolarmente forte. «Abbiamo un obbligo di ammissione e non possiamo respingere nessuno», precisa.
Se le cifre relative all'infezione continueranno a crescere si ripercuoteranno in maniera persistente sui reparti di terapia intensiva, che risentono dell'aumento con un ritardo di due o tre settimane, aggiunge Stephan Jakob, secondo il quale è evidentemente necessario un «massiccio inasprimento» delle misure contro il coronavirus, come richiesto ieri dalla task force scientifica della Confederazione.
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