Il Tribunale cantonale argoviese ha confermato la pena di 13 anni di carcere inflitta in prima istanza a un 42enne svizzero che nel 2014 aveva scosso con violenza il figlio di due anni della sua compagna fino a provocarne la morte.
Il processo si era tenuto la settimana scorsa. Nella sentenza pubblicata oggi, la corte d'appello ha confermato il giudizio del Tribunale di distrettuale di Baden, che nel settembre 2017 aveva condannato l'uomo per omicidio intenzionale e ripetute lesioni personali. L'imputato non aveva accettato quella sentenza e aveva presentato ricorso.
In aula, l'uomo ha ammesso di aver scosso il bimbo di 26 mesi fino a causarne il decesso il 12 ottobre 2014, ma ha continuato a negare la lunga serie di maltrattamenti avvenuti in precedenza. I tre giudici della corte hanno tentato invano di muoverlo a una confessione.
La madre era uscita di casa per gettare il sacco della spazzatura e non ha assistito alla scena degli scossoni. La donna, di nazionalità tedesca, è stata a sua volta giudicata in primo grado responsabile di ripetute lesioni colpose commesse per omissione e condannata a 8 mesi di detenzione con la condizionale. Contrariamente all'uomo, non ha presentato ricorso.
Il 42enne era andato a vivere con lei nella primavera 2014 e accudiva il bambino durante le assenze della madre, che lavorava in ambito sanitario. Il piccolo, che era considerato iperattivo, iniziò a presentare diverse ferite: ematomi, bruciature e una commozione cerebrale. La perizia autoptica ha portato alla luce numerose lesioni precedenti al giorno della morte, fra cui un'emorragia cerebrale e la frattura di tre costole.
Al processo d'appello, l'avvocato della difesa ha chiesto di ridurre la pena per il suo assistito ad un massimo di 24 mesi con la condizionale, sostenendo che non esistono prove riguardo a chi abbia provocato le lesioni al bambino.
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