Per lo sceneggiatore americano Robert Wilson, le sedie sono delle sculture.
L'esposizione "A Chair and You" riunisce 211 pezzi di 168 creatori.
Thierry Barbier-Mueller svela per la prima volta la sua collezione di sedie, che comprende pezzi dagli anni '60 ad oggi.
La visita termina con un cubo chiuso tappezzato da specchi che funge da scrigno agli oggetti.
La prima sala, molto luminosa, riunisce le sedie più colorate e originali.
Al mudac Robert Wilson mette in scena le sedie di Barbier-Mueller - Gallery
Per lo sceneggiatore americano Robert Wilson, le sedie sono delle sculture.
L'esposizione "A Chair and You" riunisce 211 pezzi di 168 creatori.
Thierry Barbier-Mueller svela per la prima volta la sua collezione di sedie, che comprende pezzi dagli anni '60 ad oggi.
La visita termina con un cubo chiuso tappezzato da specchi che funge da scrigno agli oggetti.
La prima sala, molto luminosa, riunisce le sedie più colorate e originali.
Il Museo di design e di arti applicate contemporanee (mudac) di Losanna espone 211 sedie della collezione del promotore e regista ginevrino Thierry Barbier-Mueller. Questi pezzi prendono vita fra le mani dello scenografo e artista visivo americano Robert Wilson.
L'esposizione «A Chair and You», visibile fino al 5 febbraio, si legge come un'opera in quattro atti. Questa si snoda in quattro sale, occupando tutto lo spazio della nuova sede del museo sul sito di Plateforme 10, nei pressi della stazione, inaugurata lo scorso mese di giugno.
Uno spettacolo
«Non è un'esposizione, è uno spettacolo», ha esclamato oggi in conferenza stampa Chantal Prod'Hom, curatrice della mostra e direttrice del museo. Giochi di luce, musiche e effetti sonori, componenti sospese o disposte sui gradini: le sedie di certo non si muovono, ma sono veramente messe in scena.
Robert Wilson, soprannominato Bob Wilson, parla di coreografia: spiega che il suo punto di partenza per le riflessioni è la luce, parte integrante della sceneggiatura, solo in un secondo tempo pensa al suono. «Le sedie sono delle sculture», dice, lui che ne colleziona da molti anni. Nel 1968, ha creato la sua prima sedia, che figura nella collezione Barbier-Mueller.
Sedie attrici
La visita inizia da una sala bianca e luminosa dove risuona una musica allegra. Questa riunisce i pezzi più colorati e sorprendenti della collezione, come una sedia rossa deformata, una a mo' di animale peloso o una a forma di scarpetta leopardata.
Barbier-Mueller spiega che molte della sue sedie – la sua collezione ne conta più di 650 – sono pezzi unici, dei prototipi. Queste provengono spesso da artisti rinomati, altre volte anche da sconosciuti. «Quello che mi è piaciuto è che sono state rivisitate da un artista importante che ne ha fatto qualcosa di diverso. Sono le attrici al servizio di una nuova coreografia».
Cambio di registro nella seconda sala, dove regnano calma, geometria e minimalismo, tranne che per il fischio di un seghetto alternativo. Una porta straordinariamente bassa obbliga il visitatore a piegarsi per penetrare nello spazio seguente, immerso nel buio. Qui le sedie vengono svelate a turno con bagni di luce.
Nelle nostre città e nelle nostre vite molto occupate, ci sono pochi spazi per la calma e la contemplazione, spiega Wilson. «Per me questa stanza permette una riflessione interiore».
Sorpresa
L'ultima tappa di questa scenografia immersiva è un cubo caleidoscopico il cui interno è tappezzato da specchi. Infine, all'uscita, una sorpresa attende i visitatori che si fermeranno sulla panchina di fronte alla finestra del museo che dà sui binari.
La collezione ginevrina riunisce sedie dagli anni 1960 ad oggi e viene mostrata al pubblico per la prima volta. Barbier-Mueller ha fatto il grande passo, dopo più di 20 anni di passione rimasta confidenziale, spiega il mudac. Le 211 sedie presentate sono frutto dell'opera di 168 creatori.
ll, ats