Ieri nella città di Beirut si dono verificate due potenti esplosioni.
Alcuni video diffusi sui social network hanno mostrato una prima esplosione seguita da un'altra che ha provocato una gigantesca nube di fumo sulla città.
L'area del porto di Beirut è stata chiusa dalle forze dell'ordine che lasciano passare solo ambulanze e pompieri.
A diverse ore dall'esplosione, gli elicotteri continuano a versare acqua per tentare di spegnere le fiamme.
Gli edifici hanno tremato e i vetri delle finestre sono andati in frantumi nel raggio di chilometri.
Devastanti esplosioni a Beirut
Ieri nella città di Beirut si dono verificate due potenti esplosioni.
Alcuni video diffusi sui social network hanno mostrato una prima esplosione seguita da un'altra che ha provocato una gigantesca nube di fumo sulla città.
L'area del porto di Beirut è stata chiusa dalle forze dell'ordine che lasciano passare solo ambulanze e pompieri.
A diverse ore dall'esplosione, gli elicotteri continuano a versare acqua per tentare di spegnere le fiamme.
Gli edifici hanno tremato e i vetri delle finestre sono andati in frantumi nel raggio di chilometri.
Sono almeno 137 i morti e 5'000 i feriti nelle devastanti esplosioni di martedì al porto di Beirut. Lo rende noto il ministero libanese della Sanità.
Intanto – secondo quanto riferito dall'Eliseo – il presidente francese Emmanuel Macron è decollato dalla Francia diretto in Libano, dove incontrerà esponenti politici cui porterà il sostegno al paese dopo le devastanti esplosioni a Beirut.
Macron sarà accolto a Beirut dal presidente libanese Michel Aoun. Il presidente francese si recherà poi al porto, luogo delle deflagrazioni.
Stoccaggio, misure di sicurezza inesistenti
Le autorità nazionali tendono ad escludere che all'origine vi sia un attentato. La tragedia sarebbe stata causata da un'operazione di saldatura che ha scatenato un incendio che, a sua volta, ha provocato l'esplosione di 2'750 tonnellate di nitrato di ammonio (una sostanza che rientra nella composizione di fertilizzanti, ma anche di esplosivi) sequestrate sei anni fa da una nave moldava e stoccate in un deposito del porto senza misure protettive.
Tutti i funzionari dell'autorità portuale sono stati posti agli arresti domiciliari e il presidente Michel Aoun ha esortato la popolazione alla solidarietà.
Quattro ex premier chiedono un'inchiesta internazionale
Quattro ex primi ministri libanesi hanno chiesto, in una dichiarazione congiunta, che sia una commissione d'inchiesta internazionale ad appurare le cause delle due gigantesche esplosioni di ieri nel porto di Beirut. Lo riferisce il sito del quotidiano libanese An Nahar.
I quattro ex capi di governo, Saad Hariri, Najib Miqati, Fouad Saniora e Tammam Salam, affermano che la città di Beirut, dopo avere «sofferto per oltre quattro decenni per una catena infinita di distruzioni e abusi, è colpita da una catastrofe che poteva essere evitata se non fosse stato per l'assenza di leadership».
Per questo ritengono necessario chiedere alle Nazioni Unite o alla Lega Araba di formare una commissione d'inchiesta internazionale araba, composta da giudici e investigatori «che siano professionali e imparziali per scoprire le circostanze e le cause della catastrofe».
«Allo stesso tempo - si aggiunge nella dichiarazione - gli ex primi ministri fanno appello a tutte le agenzie del porto perché lavorino insieme per preservare la scena del crimine e assicurare che non sia inquinata».
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