Giustizia Condanna definitiva per lo stupratore svizzero

ATS

9.4.2019 - 13:35

La sede della Corte federale di giustizia a Karlsruhe, nel Baden-Württemberg.
La sede della Corte federale di giustizia a Karlsruhe, nel Baden-Württemberg.
Source: Keystone/DPA/FABIAN SOMMER

È ora definitiva la condanna inflitta il 2 luglio 2018 a Friburgo in Brisgovia a un allora 37enne svizzero, reo di ripetuta violenza carnale su un bambino. La Corte federale di giustizia tedesca ha annunciato oggi di aver respinto il ricorso dell'imputato.

Il Tribunale regionale (Landgericht) di Friburgo ha condannato il sangallese a nove anni di carcere, a 14'000 franchi di risarcimento e all'internamento per motivi di sicurezza, ritenendolo potenzialmente recidivo. Contro quest'ultima misura l'imputato ha presentato ricorso alla Corte federale di Karlsruhe, che lo ha però respinto. L'uomo rimarrà in tal modo dietro le sbarre anche dopo che avrà scontato la pena.

Lo svizzero, un muratore disoccupato, ha ammesso di aver violentato per tre volte il bambino, che quest'anno compie i dieci anni. Il ragazzino era stato stato «offerto» a pagamento per oltre due anni dalla madre e dal suo più giovane convivente sul «darknet» – parte sommersa del web non repertoriata dai normali motori di ricerca – e lasciato in pasto a violentatori residenti in Germania e all'estero.

Gli elementi dell'indagine

In tutto gli imputati nella vicenda a Friburgo erano otto, compreso lo svizzero. Tutti sono stati condannati l'anno scorso a diversi anni di carcere, alcuni di loro con l'aggiuntivo internamento.

Secondo quanto è emerso al processo, il sangallese aveva fatto ogni volta, tra l'autunno 2016 e il gennaio 2017, oltre 200 chilometri per arrivare dalla Svizzera fino a Staufen, cittadina situata alcuni chilometri a sudovest di Friburgo, e abusare del bambino ivi residente.

Ritenuto un pericolo sociale

Il Tribunale regionale di Friburgo ha ritenuto lo svizzero, arrestato in Austria in seguito a un mandato di cattura internazionale, un pericolo per la comunità, con un alto rischio di ricaduta nel caso di una rimessa in libertà. Sul suo computer e sul suo telefonino sono state trovati migliaia di filmati e di foto pedopornografici. Al bambino violentato si era presentato come un poliziotto e lo aveva minacciato, affermando che sarebbe finito in un istituto e che la madre sarebbe stata arrestata se si fosse opposto agli abusi.

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