Ricercatori dell'Istituto Paul Scherrer (PSI) hanno decifrato il processo molecolare che ha luogo nel momento in cui la luce entra in contatto con la retina. Senza questa dinamica non sarebbe possibile vedere.
nide, ats
22.03.2023, 17:01
22.03.2023, 17:29
SDA
Lo studio, pubblicato nella rivista scientifica Nature, rivela come un microscopico cambiamento di una proteina presente nella retina – chiamata «rodopsina» – ci permetta di percepire la luce e quindi di vedere.
È stato infatti dimostrato che una minuscola molecola fissata al centro della rodopsina, il cosiddetto «retinale», una volta entrata in contatto con la luce è in grado di assorbirne l'energia e di modificare la propria struttura tridimensionale affinché l'occhio possa passare dalla posizione di «arresto» a quella di «marcia».
Ne consegue una serie di eventi che rende possibile al bulbo oculare la percezione della luce. Tutto ciò avviene a una velocità estremamente rapida.
Gli scienziati del PSI hanno condotto una scrupolosa analisi della trasformazione del retinale, che dura pochi picosecondi e può essere visualizzata solamente grazie a un laser a elettroni liberi come lo SwissFEL che si trova nei laboratori dello stesso istituto.
«Questo esperimento dimostra per l'ennesima volta il ruolo fondamentale dello SwissFEL nella ricerca svizzera», ha commentato il professor Gebhard Schertler, capo della divisione di ricerca biologia e chimica del PSI. Ha poi aggiunto che «tra le altre cose, stiamo sviluppando metodi d'indagine dei processi dinamici che si verificano in proteine che non sono solitamente attivate dalla luce».