Ricerca Mascherine in cotone migliori per consumo energetico e bilancio dei gas a effetto serra

uc, ats

9.12.2020 - 18:44

epa08759452 Face masks are on display at a souvenir shop on the shopping street Kurfuerstendamm in Berlin, Germany, 20 October 2020. T
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Keystone

I ricercatori del Laboratorio federale di prova dei materiali (Empa) hanno effettuato un'analisi dell'impatto ambientale delle maschere di protezione dal coronavirus. Quelle di cotone che si possono lavare venti o più volte hanno avuto nettamente la meglio.

È stato comparato il ciclo di vita delle mascherine di tipo chirurgico usa e getta con quelle in tessuto. Sono stati calcolati i bilanci della produzione di gas ad effetto serra, del consumo di energia, del consumo di acqua nonché l'impatto ambientale complessivo di produzione, uso e smaltimento.

Per valutare gli effetti si sono considerate le necessità di una persona che prende i mezzi pubblici per andare al lavoro ogni giorno durante una settimana e che si reca tre volte a fare acquisti.

Seguendo le raccomandazioni della Task Force Covid-19 della Confederazione, questo individuo dovrebbe utilizzare o due maschere di stoffa alla settimana, che vengono lavate a 60°C dopo l'uso e gettate dopo cinque lavaggi, oppure 13 maschere chirurgiche monouso in polipropilene.

Mascherine in cotone VS chirurgiche

I calcoli dell'Empa mostrano che i prodotti in tessuto di cotone sono migliori delle mascherine chirurgiche per quanto riguarda il consumo energetico e il bilancio dei gas ad effetto serra. La mascherina chirurgica ha invece prestazioni migliori in termini di consumo di acqua e di impatto ambientale complessivo.

La produzione del cotone implica infatti un'alta intensità di consumo d'acqua a causa dell'irrigazione, della fertilizzazione e dell'uso di pesticidi, spiega il ricercatore dell'Empa Roland Hischier.

Il lavaggio delle maschere in tessuto ha invece poco impatto rispetto alla produzione. Prolungandone la durata di vita fino a venti o più lavaggi i prodotti di stoffa possono quindi risultar migliori anche per l'impatto sull'ambiente.

«Si tratta di una prima semplice analisi del ciclo di vita che ci ha permesso di identificare i fattori ecologici rilevanti», spiega la ricercatrice dell'Empa Claudia Som nel comunicato odierno. «L'obiettivo era di creare una base per ottimizzare la sostenibilità fin dalla fase di progettazione della maschera». Ora si prenderanno in considerazione fattori supplementari, quali le varie alternative di tessuti, i trattamenti battericidi e le produzioni biocompostabili.

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