Ricerca svizzeraNuovo esame del sangue per misurare l'immunità alle varianti Covid
stsc, ats
14.7.2021 - 14:38
Ricercatori svizzeri hanno sviluppato un nuovo esame del sangue particolarmente sensibile per quantificare il volume di anticorpi neutralizzanti contro il SARS-CoV-2. È un test particolarmente utile per misurare la protezione contro le diverse varianti del virus.
Keystone-SDA, stsc, ats
14.07.2021, 14:38
14.07.2021, 14:44
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Il metodo sviluppato sotto la guida di ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) e dell'Ospedale Universitario vodese (CHUV), rileva in poche ore se il sistema immunitario ha formato armi efficaci contro il Covid-19.
In particolare il test sierologico riesce a distinguere sia gli anticorpi segno di una precedente esposizione al virus o al vaccino, sia quelli noti come neutralizzanti (NAb), che sono gli agenti dell'immunità protettiva contro l'infezione o la reinfezione.
Nel caso del SARS-CoV-2, gli anticorpi neutralizzanti sono diretti contro la proteina Spike, la chiave che permette al virus di entrare nella cellula attraverso il suo legame con un enzima (ACE2) presente sulle membrane delle cellule di polmoni, arterie, cuore, reni e dell'intestino.
Applicando il nuovo metodo a campioni di siero di sangue di 206 persone che erano state infettate dal coronavirus è risultato che il test ha una sensibilità del 96,7% e una specificità del 100%, scrivono i ricercatori in un articolo pubblicato su «Science Translational Medicine».
Attualmente non coperto dall'assicurazione sanitaria
L'esame costa un centinaio di franchi, ma non è attualmente coperto dall'assicurazione sanitaria, sottolinea un comunicato dell'EPFL. Può essere effettuato solo su richiesta di un medico in seguito a un risultato PCR positivo.
I ricercatori vodesi hanno dimostrato che è facile da usare su larga scala, poiché è sufficiente un semplice esame del sangue. Hanno stimato che uno specialista potrebbe preparare e analizzare almeno un centinaio di campioni al giorno.
Esperimenti con 96 pazienti ospedalizzati, che si erano infettati prima del novembre 2020, hanno provato che i loro anticorpi erano meno efficaci contro le proteine spike delle varianti alfa o beta. Ciò significa che le persone infettate all'inizio della pandemia sono meno protette contro le nuove varianti del coronavirus.