AstraZeneca deve prima onorare i patti, solo dopo si potrà riparlare di export. Grazie anche al sostegno dei capi di Stato e di governo europei, Bruxelles non arretra nello scontro con la casa farmaceutica anglo-svedese e chiede il rispetto degli impegni contrattuali.
Nemmeno una dose andrà all'estero fino a quando gli accordi non saranno onorati, avverte la Commissione europea. E questo significa anche che l'azienda deve affrettarsi a fornire agli Stati membri i vaccini prodotti nello stabilimento di Leida, nei Paesi Bassi, gestito in subappalto dalla società Halix.
L'agognato via libera arrivato oggi dall'Agenzia europea del farmaco (Ema) per il sito olandese, al centro della disputa tra Bruxelles e Londra sull'esportazione dei vaccini, apre la strada a un aumento dell'offerta di dosi ai Ventisette, mettendo pressione alla casa anglo-svedese e al governo britannico.
IL CEO di AstraZeneca, Pascal Soriot, ha infatti incluso le dosi olandesi sia nel contratto con l'Unione che in quello con il Regno Unito, che ora pretende di averle nonostante il diniego degli europei. D'altra parte, nell'accordo con Bruxelles era previsto che gli impianti inglesi di AstraZeneca rifornissero anche il Continente, ma Londra e l'azienda si sono rifiutate di portare i vaccini Oltremanica.
IL sospetto? Che «alcune società si siano vendute le dosi»
Il sospetto, enunciato anche dal premier italiano Mario Draghi, è che «alcune società si siano vendute le dosi» di vaccini «due o tre volte». Ora Bruxelles si aspetta che i lotti prodotti nel sito Halix «vengano consegnati agli Stati membri nei prossimi giorni come parte dell'obbligo contrattuale e dell'impegno assunto da AstraZeneca nei confronti dei cittadini europei», sottolinea la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides.
Se così non fosse, Bruxelles minaccia di adire le vie legali. Anche perché finora AstraZeneca ha consegnato appena il 25% delle dosi concordate. E, lamenta la commissaria europea, se non fosse stato per le sue «consegne insufficienti», i tassi di vaccinazione dell'Ue «avrebbero potuto essere quasi il doppio».
La priorità nel frattempo resta quella di espandere la produzione industriale europea per rilanciare una campagna vaccinale fin qui zoppicante e farsi trovare pronti all'emergere di nuovi varianti. L'Ema ha quindi dato oggi il suo benestare anche all'immissione in commercio dei vaccini prodotti nello stabilimento tedesco di Marburgo, che opera per Pfizer-BioNTech.
«Avere più siti di produzione significa dare un accesso più rapido ai vaccini per gli europei», è l'equazione spiegata dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ormai impegnata a tempo pieno con il capo della task force sul Covid, Thierry Breton, a cercare siti capaci di fornire gli Stati membri per centrare il target del 70% di adulti vaccinati entro fine settembre.
Obiettivo: diventare leader mondiale nella produzione
L'obiettivo dichiarato è diventare leader mondiale nella produzione di vaccini entro la fine dell'anno con 52 fabbriche coinvolte nel processo.
L'aiuto che può arrivare dalla Germania non è da poco: Marburgo, spiega Pfizer-BioNTech, è uno dei siti di produzione di vaccino mRNA più grandi in Europa e del mondo, con una capacità di produzione fino a un miliardo di dosi una volta completamente operativo. Ben oltre i 250 milioni concordati tra l'azienda e l'Ue per la prima metà del 2021.
Tra l'altro proprio oggi ancora l'Ema ha espresso parere positivo per consentire il trasporto e la conservazione delle fiale di quel vaccino a temperature comprese tra -25 e -15 °C (ovvero la temperatura dei congelatori per farmaci standard) per un periodo una tantum di due settimane. Se non ci saranno intoppi, i primi lotti dall'Assia partiranno per tutta Europa nella seconda metà di aprile.