Richieste di risarcimento Danneggiati dal vaccino Covid: «Eravamo solidali, ora lo sia Berna»

hm, ats

11.10.2024 - 16:00

Non sempre è andata bene.
Non sempre è andata bene.
Keystone

All'epoca della pandemia siamo stati solidali e ci siamo vaccinati, ora tocca alla Confederazione mostrare a sua volta solidarietà.

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Keystone-SDA, hm, ats

È l'argomentazione di chi è rimasto danneggiato dal vaccino anti-Covid, dopo il primo caso in Svizzera di risarcimento – è notizia di dieci giorni or sono – autorizzato dal Dipartimento federale dell'interno (DFI).

«Molte persone danneggiate dal vaccino contro il coronavirus hanno presentato la domanda di indennizzo più di due anni fa e sono ancora in attesa di una decisione», si lamenta Gregor Haab, presidente dell'associazione Post-Vakzin-Syndrom Schweiz, in un'intervista pubblicata dal Beobachter nel numero da oggi in edicola.

«Altre hanno visto respinta la loro domanda in prima istanza. L'attuale decisione lancia quindi un segnale. E dimostra finalmente che i gravi effetti collaterali delle vaccinazioni sono una realtà.

«Numerosi trattamenti non sono rimborsati»

«Malgrado ciò noi dell'associazione siamo anche frustrati», prosegue il rappresentante dell'organizzazione che si batte per i diritti di chi ha riportato serie difficoltà dopo la vaccinazione raccomandata dall'autorità.

«Non conosco i dettagli del caso in questione, ma un'indennità per torto morale di 12'500 franchi e un risarcimento di 1'360 franchi mi sembrano cifre relativamente basse. Dopotutto solo le persone che hanno subito un danno grave hanno diritto a un risarcimento e questo di solito si traduce in costi enormemente più elevati, come riferiscono molti membri del nostro organismo: ad esempio per l'assistenza legale, le spese mediche effettive o il risarcimento per la perdita di guadagno».

Ma i costi delle terapie – ribatte l'intervistatrice del bimensile zurighese – sono assicurati. «Numerosi trattamenti promettenti per i pazienti danneggiati da vaccino non sono rimborsati né dall'assicurazione di base né da quella complementare», risponde il 51enne.

«Anche l'uso off-label, ossia quando i farmaci vengono utilizzati per scopi diversi da quelli autorizzati dall'autorità di controllo Swissmedic, spesso non è coperto, o lo è solo se ci si si difende. Pure le terapie attualmente disponibili solo all'estero e promettenti per determinate patologie non sono rimborsate dall'assicurazione di base».

«Chiediamo la solidarietà da parte della Confederazione»

«Durante la pandemia, le persone colpite dal vaccino hanno mostrato solidarietà e si sono vaccinate: ora chiediamo la solidarietà da parte della Confederazione e un giusto risarcimento», argomenta Haab.

«L'intera campagna di vaccinazione è costata allo stato svizzero miliardi di franchi e adesso non dovrebbero esserci abbastanza soldi per risarcire adeguatamente le presunte poche persone che hanno subito conseguenze negative? Questo non è né giusto né comprensibile!»

Ma di quanti casi si sta parlando? «La nostra associazione conta attualmente circa 300 membri, ma naturalmente non sono affiliate tutte le persone colpite. Secondo Swissmedic vi sono 6'950 casi sospetti classificati come gravi. Riteniamo però che il numero di quelli non segnalati sia molto più alto».

Un punto di contatto centrale

«Uno studio pubblicato nel 2023 dalle Università di Lucerna e Zurigo, dall'Ospedale universitario di Zurigo e da Swissmedic ha dimostrato che solo il 10% dei ricoveri dovuti a reazioni avverse ai farmaci è stato segnalato alla stessa Swissmedic, nonostante i medici siano obbligati per legge a farlo. Lo studio non ha analizzato specificamente gli effetti collaterali gravi segnalati della vaccinazione Covid. Riteniamo comunque che in questo caso la sotto-segnalazione sia altrettanto ampia».

L'organizzazione auspica la creazione di un punto di contatto centrale. «Le persone danneggiate da vaccino sono ancora in una situazione di vuoto, non ricevono alcun sostegno specifico dalle autorità o dalla classe medica», sostiene Haab.

«È necessario un centro specialistico strettamente interconnesso e interdisciplinare, che scambi costantemente le ultime scoperte scientifiche con i colleghi all'estero. Uno specialista o un medico generico qui in Svizzera non può svolgere questo lavoro. Inoltre il centro dovrebbe educare i dottori e il pubblico in generale sui danni da vaccino, contribuendo così alla destigmatizzazione».

La domanda di risarcimento è faticosa

Che cosa dire di chi pensa che alcune persone attribuiscono alla vaccinazione disturbi non specifici semplicemente perché non erano d'accordo con la campagna di vaccinazione?

«Questa è supponenza! Si accusano le persone di fingere qualcosa solo per fare una dichiarazione politica. I malati di vaccinazione vengono accomunati ai negazionisti del coronavirus e ai no-vax. Non sono anti-vaccinisti, al contrario. Lo hanno dimostrato offrendo solidarietà con chi è particolarmente a rischio e facendosi vaccinare. Ora spetta alla società mostrare a sua volta solidarietà con le vittime delle vaccinazioni».

L'associazione critica anche il fatto che Berna abbia improvvisamente cambiato, nel maggio 2024, i moduli per presentare domanda di risarcimento. Secondo l'intervistato il processo è faticoso: se ne è reso conto lui stesso postulando per la figlia.

«Siamo stati impegnati con la domanda per circa un anno. Con un'avvocata abbiamo discusso tutti i passaggi per dimostrare il nesso causale tra le menomazioni di mia figlia e la vaccinazione. Per farlo abbiamo fatto alcuni esami aggiuntivi che non sarebbero stati necessari dal punto di vista medico: in altre parole, solo per soddisfare i requisiti della domanda. Alla fine abbiamo investito circa 7'000 franchi e 100 ore di lavoro e abbiamo presentato una documentazione vasta due raccoglitori. Non è una passeggiata: probabilmente ci sono persone che non possono permettersi questo sforzo dal punto di vista finanziario o a causa delle loro forze limitate».

«Siamo in attesa della decisione, come molti altri interessati», prosegue il padre di famiglia. «La maggior parte dei membri della nostra associazione sta ancora lottando con menomazioni talvolta gravi. Il risarcimento sarebbe importante per la loro stabilità finanziaria. Ma tutti, a prescindere dalla persona con cui parlo, dicono che vogliono solo guarire, riprendere la loro vecchia vita e partecipare attivamente alla società», conclude.