Per la prima voltaTutti i romanzi di Dickens tradotti in italiano
SDA
3.12.2022 - 19:00
Charles Dickens visse nemmeno 58 anni, dal 1812 al 1870, ma avendo cominciato molto giovane, a 20 anni, e avendo raggiunto il gran successo a 24 con «Il circolo Pickwick», ha lasciato una gran mole di lavoro.
Keystone-SDA
03.12.2022, 19:00
03.12.2022, 20:05
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Una quindicina di grandi romanzi, una ventina di raccolte di racconti, cronache e diari di viaggio e altro ancora.
L'edizione dell'Opera omnia inglese comprende 20 grandi volumi, ma la cosa non ha spaventato Paolo Cioni con la sua casa editrice Mattioli 1835 (nata a Fidenza 137 anni fa) e nemmeno il curatore e traduttore Livio Crescenzi che, in occasione dell'uscita de «Il circolo Pickwick» (pp. 664 – 24,00 euro), hanno annunciato la prima traduzione integrale in italiano di tutti i 15 romanzi dello scrittore inglese, alcuni inediti in italiano, mentre già portano avanti una ricca riscoperta di Mark Twain e Crescenzi è stato lodato nel 2021 per la sua sfida di tradurre 'Ulisse' di Joyce.
«Bisogna tener conto che ancora oggi l'"Oliver Twist» di Einaudi si avvale della traduzione di Silvio Spaventa-Filippi che ha più di un secolo, essendo del 1919 e, per giunta, scritta in un forbitissimo italiano letterario e fiorito, quanto di meno dickensiano si possa immaginare», sottolinea Crescenzi.
Infatti, fin dagli inizi giornalistici, riuniti in tre volumi, che Mattioli ha pubblicato in un cofanetto intitolato «La trilogia di Londra"', Dickens mostra una ricchezza verbale che gli permette di presentare in modo realistico la vita londinese nei suoi più diversi aspetti, con vena già narrativa nell'esplorare la miseria più squallida come nel porre attenzione nella vitalità e rozzezza del nascente mondo piccolo borghese.
Una prosa con mille diversi registri
«Per me il progetto e l'impegno sono stati cercare di togliergli vecchie polveri e parrucche di traduzioni datate e molte incomplete, e riscriverlo varie volte per arrivare a restituire la sua prosa, forte di mille diversi registri espressivi nel rappresentare un mondo che i suoi lettori comuni potessero riconoscere», racconta il traduttore.
E aggiunge: «La sua, spesso ironica, ricerca espressiva prende via via toni sia alti sia popolari, rispecchiando i personaggi, e stupisce con trovate come, per esempio, scrivere una sorta di radiocronaca in diretta di una partita di cricket, di cui ho dovuto studiarmi le regole per poter riprodurre vivacità e forza di quelle pagine».
A coinvolgere i lettore è poi «il gioco farsesco del suo raccontare basandosi su equivoci e stravaganze dei suoi personaggi, ognuno ben caratterizzato anche nel suo parlare, per questo io mi sento di sostenere che Joyce deve molto a Dickens.
E c'è anche l'uso del flusso di coscienza in certe pagine come quelle de «La signora Lirriper» o del dottor Marigold in «La spiegazione di George Silverman», scritte 60 anni prima di «Ulisse» e del finale col monologare di Molly. Un parlare a ruota libera che ebbe un tale successo che Dickens fu costretto poi a riprendere quei modi e quei personaggi».
«Il circolo Pickwick»
«Il circolo Pickwick» racconta le avventure di un gioviale signore di benestante di mezza età, Pickwick appunto, che con alcuni amici del suo circolo decide di intraprendere un viaggio per scoprire la campagna inglese: si caccerà con loro in un mare di avventure e guai, da quando vengono raggirati dal truffatore Jingle a quando incontrano la famiglia Wardle.
Quindi si imbatte in Sam Weller, che diverrà il suo servitore e il coprotagonista, dando a questo romanzo dall'andamento picaresco nuovo vigore. Non a caso Mario Praz scrisse che «Dickens ripete, pur se in minor misura, il miracolo di Cervantes di presentare due caratteri comici che trascendono per significato umano i limiti di una bizzarra eccentricità».
Un romanzo giovanile che anche oggi non ha perso nulla del suo humour, con i suoi tanti personaggi comici e vitali, e capace di anticipare i temi e le atmosfere dei lavori più maturi, da «David Copperfield» a «Casa desolata», da «Tempi difficili» a «Grandi Speranze».
Un grande successo
Uscito in fascicoli mensili a partire dal 1836 in 400 copie, arrivò dal quindicesimo numero in poi a 40 mila, restando un fatto memorabile nella storia dell'editoria e un po' l'inizio della sua trasformazione industriale.
«Si dice che vecchi e giovani, il giorno dell'uscita di una nuova puntata, andavano incontro al portalettere percorrendo a piedi anche due o tre miglia di strada – racconta Crescenzi – E persino gli analfabeti, si legge, provvedevano a mettere da parte qualche centesimo per poter pagare da bere a chi gli leggesse l'ultima puntata».
Un successo che si ripeterà più volte se ci sono testimonianze che dopo l'uscita di «Oliver Twist», storia di un orfano che condurrà una vita miserabile, la gente lasciava più soldi a chi chiedeva l'elemosina e il governo si trovò costretto a migliorare le condizioni di orfanotrofi e ricoveri per i poveri.