StoriaDistruzione dell’SMS Dresden: la vendetta della marina britannica
Philipp Dahm
1.4.2020
Per più di cento anni, la Royal Navy britannica non aveva perso alcuna battaglia navale. Poi arrivò la sconfitta patita contro la Kaiserliche Marine al largo del Cile nel 1914. Tutte le navi che presero parte alla vittoria tedesca vennero poi annientate dagli inglesi. Senza pietà.
Quando scoppiò la Prima guerra mondiale, la Royal Navy era considerata un mito. Da più di cento anni, la marina britannica non aveva perso alcuna battaglia in mare, né una sola nave. Nessuna nazione voleva imbattersi negli ammiragli di Londra. Non a caso, il periodo tra il 1815 e il 1895, se non fino al 1914, è stato soprannominato «Pax britannica».
Fino all’inizio del primo conflitto mondiale, il regno aveva infatti assicurato un equilibrio tra le grandi potenze, grazie alla sua schiacciante superiorità e al suo impero che contava più di 400 milioni di abitanti.
L’impero coloniale si estendeva su 26 milioni di chilometri quadrati, ovvero circa 630 volte la superficie della Svizzera e 73 volte quella della Germania. Per farsi un’idea della dimensione, basti pensare che la Russia conta 17 milioni di chilometri quadrati.
Londra era particolarmente fiera del suo impero coloniale, sul quale «il sole non tramontava mai». E lo era ancor di più della propria marina, che manteneva i legami con le regioni lontane e rappresentava una colonna portante dell’impero.
Una flotta per ottenere «un posto al sole»
Poiché gli altri Stati stavano colmando il ritardo, la Gran Bretagna decise di imporre la propria supremazia con una legge, nel 1889: il Naval Defence Act indicava, attraverso il «two-power standard», che la potenza della Royal Navy doveva essere sempre equivalente alla somma di quella delle marine delle due nazioni più forti a seguire.
Nel 1889, questi due paesi erano ancora la Francia e la Russia, benché quest’ultima subirà un naufragio nel corso della guerra con il Giappone nel 1905. Ma anche un altro uomo, di 29 anni, salito sul trono a Berlino un anno prima, solcava gli oceani del mondo intero alla ricerca di un «posto al sole», come disse Bernhard von Bülow, cancelliere dell’imperatore, rivolgendosi al Reichstag nel 1897.
Guglielmo II lancia la competizione tra le flotte e impedisce – anche attraverso la potenza navale – ogni intesa politica con Londra. Contrariamente all’ex cancelliere Otto von Bismarck, non punta più su una politica estera basata sullo scarso coraggio diplomatico dell’Impero tedesco, ma tenta di lanciarsi all’attacco, al fine di concedere alla sua nazione «arrivata troppo tardi» il posto che a suo avviso le compete.
L’SMS Dresden in una guerra di incrociatori al largo del Brasile
Ma nel momento in cui questa politica porta allo scoppio della Prima guerra mondiale, la Kaiserliche Marine non è ancora in grado di rivaleggiare con la Royal Navy. Ciò nonostante, poco dopo la dichiarazione di guerra, la marina tedesca lanciò un attacco contro il quale Londra si vendicherà successivamente, affondando una per una tutte le navi coinvolte: l’ultima sarà l’SMS Dresden, un incrociatore leggero varato nel 1907 presso il cantiere navale Blohm & Voss di Amburgo.
Nel 1914, l’SMS Dresden è dislocato presso la base americana orientale della Kaiserliche Marine, situata sull’Isola di Saint Thomas, nelle Isole Vergini all’epoca danesi. Dopo le dichiarazioni di guerra in Europa, alla nave viene affidata la missione di portare avanti una guerra tra incrociatori: il capitano di fregata Fritz Lüdecke comanda l’imbarcazione lungo le coste brasiliane, prende il controllo del cargo che affonda e alla fine viene dislocato in Cile, dove lo attendono le forze navali dell’Estremo Oriente.
Queste ultime, agli ordini del viceammiraglio Maximilian von Spee, si trovavano nei mari del Sud all’inizio della guerra, temendo un attacco degli australiani contro Quigdao, la colonia tedesca in Cina ed erano dunque partite verso Est in direzione dell’America Latina. Dopo aver percorso più di 4000 chilometri da Tahiti all’Isola di Pasqua, ritrovarono l’incrociatore Dresden che dalle coste cilene dovette percorrere più di 3000 chilometri.
Le navi passarono al largo delle coste, precisamente di fronte alla città cilena di Coronel.
Una semplice trappola tesa alla Royal Navy
I britannici e i tedeschi sapevano di essere probabilmente attesi nei paraggi. E Sir Christopher Cradock, contrammiraglio della Royal Navy, era anche cosciente del fatto che le forze navali dell’Estremo Oriente erano in posizione migliore rispetto alla sua piccola flotta. Ma il ministro della Marina, un tale Winston Churchill, non gli concedette rinforzi.
Essi non sembravano necessari, come lasciano intendere dei messaggi radio tedeschi provenienti dall’incrociatore leggero SMS Leipzig e intercettati dalla nave HMS Glasgow. Il 1 novembre 1914, la flotta cerca di porre sotto controllo la nave, che sembra sola, cadendo così nella trappola tesa dai tedeschi: al fianco del Leipzig, gli incrociatori pesanti Gneisenau e Scharnhorst così come il Dresden stanno aspettando il contrammiraglio Christopher Cradock.
Nel corso della battaglia di Coronel, affondarono non soltanto l’incrociatore corazzato HMS Monmouth, ma anche l’HMS Good Hope con Christopher Cradock a bordo. Assieme al contrammiraglio, persero la vita 1600 marinai.
Vendetta al largo delle Isole Falkland
Si trattò della prima sconfitta della Royal Navy dopo quella subita dalle navi americane nel settembre del 1814. Londra fece così di tutto per vendicare la disfatta e allestì una flotta a Port Stanley, presso le Isole Falkland.
L’8 dicembre 1914, mentre alcuni incrociatori sul posto effettuavano un rifornimento di carbone, apparse la flotta navale dell’Estremo Oriente. Maximilian von Spee puntava infatti a distruggere la stazione telegrafica e rubare carbone. I tedeschi notarono la Royal Navy, ma non si resero conto che la miglior difesa sarebbe stato l’attacco, poiché le navi non fecero marcia indietro.
Von Spee cercò di fuggire verso Est prima di essere raggiunto e di far fare ai propri incrociatori pesanti marcia indietro per consentire per lo meno a quelli leggeri di scappare.
Ma la Royal Navy si lanciò in un inseguimento senza pietà contro i tedeschi: la sera stessa lo Scharnhorst, il Gneisenau, il Leipzig e l’incrociatore leggero Nürnberg, così come due navi per i rifornimenti, giacevano in fondo al mare. Persero la vita 1871 tedeschi, mentre nel campo avverso furono uccisi soltanto due marinai.
Tre mesi di gioco al gatto col topo
Soltanto il Dresden sfuggì alla vendetta navale: disponeva di un motore a turbine che lanciò a pieno regime per nascondersi per tre mesi nelle baie della Patagonia. Londra spese moltissime risorse per cercare l’imbarcazione: si trattava di una questione d’onore.
Ciò spiega anche la violazione del diritto internazionale che ne derivò: quando la Royal Navy individuò il Dresden nel porto cileno dell’isola di Robinson Crusoe, neutrale, aprì il fuoco contro l’incrociatore.
Nel corso di una pausa, il capitano protestò contro la violazione della neutralità: negando le proprie responsabilità, i britannici spiegarono che la questione sarebbe stata risolta dopo la guerra. Ma nel frattempo, ai tedeschi non restava che leccarsi le ferite: l’SMS Dresden colò a picco nella baia di Cumberland il 14 marzo 1915, alle 11:15.
Da parte inglese, l’unico commento finale fu che «bisognava farlo».
Erano già 76 anni che la nave da guerra americana giaceva nel fondo del Pacifico. Il Destroyer è stato scoperto al largo delle isole Salomon. Alcune foto dell'«USS Juneau» ci fanno rivivere le battaglie navali della Seconda Guerra mondiale.
L'«USS Juneau» è affondato durante la battaglia di Guadalcanal. Colpito da numerosi siluri della marina giapponese, l'incrociatore antiaereo è affondato il 13 maggio 1942, con la totalità dei suoi 700 membri dell'equipaggio.
Tra le vittime figuravano quattro dei fratelli Sullivan. Alcuni giorni dopo, anche il quinto fratello perse la vita, cosa che incoraggiò le autorità americane a mettere in atto la «Sole Survivor Policy». Questa direttiva indicava che in caso di decesso di due o più figli di una stessa famiglia, i fratelli e le sorelle sopravvissuti dovevano essere rimpatriati negli Stati Uniti.
Immagine: Keystone
Sono stati il fondatore di Microsoft Paul Allen e la sua squadra che hanno scoperto il relitto nel Pacifico. E non si tratta per nulla della loro prima scoperta.
Immagine: Keystone
La nave da ricerca americana e il suo equipaggio hanno infatti già ritrovato altre navi da guerra americane.
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All'inizio di marzo, si erano imbattuti nella portaerei «USS Lexington», che giaceva a 3000 metri di profondità al largo della costa orientale dell'Australia.
Immagine: Keystone
Le immagini che la squadra di ricerca ha scattato in profondità sono straordinarie.
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L’equipaggio aveva soprannominato la nave «Lady Lex». La portaerei è stata pesantemente danneggiata dalle navi giapponesi durante una battaglia navale nel 1942.
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Ben 200 membri dell'equipaggio avevano trovato la morte durante i combattimenti. Poiché era troppo danneggiata, sono stati gli stessi americani ad affondare la nave.
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Malgrado i numerosi anni passati sott'acqua, il nome della nave è sempre leggibile.
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Le conchiglie e le alghe hanno ormai preso possesso di questo aereo, che èsempre stato fermo sulla portaerei inabissata.
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Al momento della battaglia, 35 aerei da caccia si trovavano a bordo della nave. Undici di essi sono stati scoperti a bordo e intorno al relitto.
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L'artiglieria dell'«USS Lexington».
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Il multimilionario Paul Allen ha ritrovato questa nave nelle profondità dell'oceano. Prima di affondare, sarebbe stato proprio l'«USS Indianapolis» ad aver trasportato la bomba atomica destinata ad essere lanciata sulla città di Hiroshima.
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