Giustizia Donna morta nel Lemano, confermate le condanne

ATS

5.9.2019 - 14:49

Il Tribunale cantonale vodese ha confermato la sentenza di prima istanza.
Il Tribunale cantonale vodese ha confermato la sentenza di prima istanza.
Source: KEYSTONE/LAURENT GILLIERON

Il Tribunale cantonale vodese ha respinto i ricorsi di due uomini condannati per aver abusato di una 27enne vallesana nel marzo 2018 a Vevey (VD). Il cadavere galleggiante della ragazza, transessuale, era stato ritrovato presso la riva del lago Lemano.

Lo scorso marzo, il Tribunale dell'Est vodese aveva inflitto pene detentive a quattro maghrebini, tutti richiedenti asilo, coinvolti nella vicenda. Due di questi, che avevano ricevuto uno quattro e l'altro quattro anni e mezzo di carcere, si sono opposti alla sentenza di prima istanza, ma le loro condanne sono state confermate lunedì in secondo grado, rendono noto giovedì gli avvocati degli imputati e il pubblico ministero.

La difesa, nel tentativo di ribaltare il verdetto, ha provato a convincere la corte che la vittima voleva suicidarsi e che avrebbe potuto respingere i suoi aggressori. Questa linea non ha però avuto successo, anche se uno dei legali, Eric Stauffacher, ha detto all'agenzia Keystone-ATS che probabilmente si appellerà al Tribunale federale (TF), definendo la sentenza «un malinteso». La procura ha invece espresso la sua comprensibile soddisfazione.

Espulsi dalla Svizzera per 10 anni

I quattro imputati, un marocchino, un tunisino e due algerini di 32, 31, 29 e 26 anni, si erano visti appioppare dai tre ai quattro anni e mezzo di prigione dal Tribunale dell'Est vodese.

In questa sede erano stati ritenuti colpevoli in particolare di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, con la circostanza aggravante di averli commessi insieme.

Al termine del periodo passato dietro alle sbarre, per loro è stata inoltre ordinata l'espulsione dalla Svizzera per dieci anni.

Vittima ubriaca e sotto l'influsso di farmaci 

Secondo la ricostruzione, il quartetto di nordafricani si era reso conto che la donna, ubriaca e sotto l'influsso di farmaci antidepressivi, non era capace di intendere e volere e dunque se ne era approfittato abusando sessualmente di lei, trattandola come un oggetto. Durante la notte passata con la vittima, il cui corpo è stato rinvenuto di primo mattino da una persona a passeggio, almeno due di loro, come si evince dalle tracce di sperma sulla scena, hanno avuto rapporti con la giovane transessuale.

La ragazza era poi stata lasciata sola in riva al lago, le cui acque avevano una temperatura attorno ai 7 gradi. Quando due dei quattro erano tornati sul posto l'avevano vista galleggiare immobile in acqua. Ma invece di prestare soccorso le avevano rubato il telefonino per poi dileguarsi.

Nessun segno di rimorso

La corte di primo grado aveva constatato che l'esatto svolgimento dei fatti rimane ambiguo, anche a causa delle versioni divergenti fornite dai quattro richiedenti asilo, che per altro non hanno mai espresso rimorso, arrivando anzi a denigrare in aula la vittima.

Stando al tribunale, la 27enne era verosimilmente in cerca di affetto dopo un incontro finito male con il suo compagno, ma nulla permette di affermare che fosse consenziente.

Si ignorano le circostanze in cui la donna sia finita nel Lemano. Un intervento di terzi sembra escluso e i maghrebini non hanno responsabilità penale per il decesso.

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