Rovine a non finire: non resta più molto della fabbrica chimica di Bhopal.
Diverse migliaia di persone hanno perso la vita nel corso di una devastante catastrofe chimica avvenuta nella città indiana nel 1984.
Il numero di vittime varia secondo i conteggi. Probabilmente, a Bhopal sono morte fino a 25'000 persone.
Soltanto nel 2010 alcuni dei responsabili della catastrofe sono stati condannati. Le pene detentive e pecuniarie sono state però minime.
Oggi l'ingresso alla fabbrica chimica di Bhopal è vietato.
Chris Burton è il primo occidentale ad essere potuto entrare nella zona contaminata.
I lavori di bonifica sono in ritardo di anni a Bhopal.
Oggi poche cose ricordano ancora la catastrofe che si produsse a Bhopal 35 anni fa.
Ecco come appare oggi la fabbrica fantasma di Bhopal
Rovine a non finire: non resta più molto della fabbrica chimica di Bhopal.
Diverse migliaia di persone hanno perso la vita nel corso di una devastante catastrofe chimica avvenuta nella città indiana nel 1984.
Il numero di vittime varia secondo i conteggi. Probabilmente, a Bhopal sono morte fino a 25'000 persone.
Soltanto nel 2010 alcuni dei responsabili della catastrofe sono stati condannati. Le pene detentive e pecuniarie sono state però minime.
Oggi l'ingresso alla fabbrica chimica di Bhopal è vietato.
Chris Burton è il primo occidentale ad essere potuto entrare nella zona contaminata.
I lavori di bonifica sono in ritardo di anni a Bhopal.
Oggi poche cose ricordano ancora la catastrofe che si produsse a Bhopal 35 anni fa.
Nel mese di dicembre si celebrerà il 35esimo anniversario della catastrofe chimica di Bhopal. Un fotografo si è di recente avventurato tra le rovine della fabbrica fantasma.
Nessuno sa con esattezza quante persone siano morte all'epoca. Potrebbero essere stati in 4000, così come in 25 000 a perdere la vita quando, il 3 dicembre 1984, numerose migliaia di tonnellate di sostanze tossiche vennero disperse nell'ambiente a Bhopal, in India. L'evento è considerato come la catastrofe chimica più devastante di tutti i tempi. E coloro che sono sopravvissuti all'epoca ne patiscono ancora le conseguenze.
La fabbrica produceva un pesticida dal 1977. Al momento del disastro, parecchie migliaia di tonnellate di tale sostanza erano stoccate nel sito, benché la produzione fosse ferma. Nel corso di un'operazione di pulizia, dell'acqua è finita in un serbatoio di isocianato di metile: si è così generata una reazione chimica e sono fuoriuscite tra le 25 e 40 tonnellate di tale sostanza, nonché altri elementi.
Lesioni cerebrali, paralisi e sterilità
Secondo diverse stime, al momento della catastrofe, 100'000 persone vivevano nei pressi della fabbrica di pesticidi spesso in condizioni deprecabili. I dati relativi al numero di vittime variano sensibilmente proprio in funzione del fatto che nessuno sa con esattezza quante persone abitassero nella zona all'epoca.
Coloro che non sono morti subito dopo la catastrofe hanno sofferto di lesioni cerebrali, paralisi o sterilità. Innumerevoli persone sono diventate cieche e alcuni neonati sono stati dati alla luce con malformazioni.
Soltanto nel 2010 otto dipendenti della società proprietaria della fabbrica di prodotti chimici sono stati condannati a pene pecuniarie e a due anni di reclusione con la condizionale per omicidio colposo. La regione di Bhopal è ancora considerata contaminata e i lavori di bonifica non sono stati effettuati. Il fotografo Chris Burton è di recente diventato il primo occidentale ad aver visitato le rovine della fabbrica fantasma. E ha potuto così immortalare questo luogo terribile.
Chernobyl, città fantasma
Chernobyl, città fantasma
Grazie a un filtro a infrarossi, il fotografo Vladimir Migutin è riuscito a catturare delle immagini impressionanti di Chernobyl e della zona circostante: come questa foto di Duga, il sistema radar sovietico utilizzato per il rilevamento precoce di attacchi missilistici.
La grande ruota del parco di attrazioni di Pripiat, alta 26 metri, ha smesso di girare da 30 anni.
Sulla strada del ricordo, dei cartelli menzionano il nome di tutti i luoghi evacuati dopo la catastrofe nucleare.
Non ha visto assolutamente nessuno: ma nella zona, il fotografo Vladimir Migutin ha incrociato la strada di numerosi animali, come questa volpe un po' selvaggia, che i turisti hanno soprannominato Simon.
Da molto tempo non si suona più nella sala da concerti di Pripiat.
Anche le macchine da scontro della festa sono ferme per sempre.
Bellezza fatale: le vestigia del reattore accidentato sono confinate sotto questo sarcofago.
«The Bucket» è il nome dell'enorme pinza dell’escavatrice un tempo utilizzata sul sito contaminato dalla radioattività.
Un filobus arrugginito a Pripiat.
Prima della catastrofe nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986, circa 50'000 persone vivevano a Pripiat. Oggi, è una città fantasma.
Gli schiamazzi dei bambini nella piscina di Pripiat non sono più che un lontano ricordo.
Idem per il complesso sportivo.
La natura si è ripresa i suoi diritti.
Delle farfalle volteggiano in tutta calma, ignorando totalmente la tragedia del 1986.
All’epoca, le famiglie hanno dovuto abbandonare la regione rapidamente dopo la catastrofe. Restano solo alcuni testimoni silenziosi dell'esodo nucleare.
Vladimir Migutin (32 anni) si è specializzato nella fotografia a infrarossi, una tecnica che permette di far emergere i minimi dettagli.
Migutin vive in Israele: il suo viso nella zona vietata di Chernobyl è stato deciso all'improvviso.
La morte dai colori sgargianti: un paese sommerso da un lago tossico
La morte dai colori sgargianti: un paese sommerso da un lago tossico
Soltanto il campanile emerge ancora dal lago: il villaggio di Geamăna, in Romania, è stato sacrificato per lasciare spazio ad un lago tossico.
Prima del 1970, quando il governo non aveva ancora deciso di deviare le acque reflue di una miniera di rame situata nelle vicinanze, Geamăna era un bel villaggio della Transilvania.
Questo paesaggio di una bellezza affascinante è puramente e semplicemente avvelenato. Il lago è tossico fino alle sue sponde.
Un migliaio di persone persero la loro casa nel 1970.
«È come una città fantasma», osserva il fotografo Christian Lipovan, descrivendo l'atmosfera di questo luogo deserto.
Costituito da rifiuti tossici, il lago artificiale è situato ai piedi dei monti Apuseni.
Le ultime tracce di vita sono rappresentate dai bei colori in evoluzione costante.
Ma fatta eccezione per qualche turista che vi si avventura, il villaggio, sommerso dalle acque tossiche, è scomparso.
Tornare alla home page