Grigioni Varlin in mostra al Museo d'arte Casa Console di Poschiavo

ats

16.12.2023 - 17:00

Da sinistra, Moreno Raselli, direttore del Museo Casa Console di Poschiavo (GR), con la figlia di Varlin Patrizia Guggenheim e lo storico dell'arte Gian Casper Bott.
Da sinistra, Moreno Raselli, direttore del Museo Casa Console di Poschiavo (GR), con la figlia di Varlin Patrizia Guggenheim e lo storico dell'arte Gian Casper Bott.
Keystone

Il Museo d'Arte Casa Console di Poschiavo (GR) ospita una mostra di una trentina di opere del pittore Varlin. Inaugurata oggi pomeriggio, l'esposizione dell'artista bregagliotto di adozione rimarrà aperta fino al 27 ottobre 2024.

Il museo, che ospita in modo permanente opere del romanticismo tedesco, dedica dunque una mostra temporanea a Varlin, pseudonimo di Willy Guggenheim, nato a Zurigo nel 1900 e morto nel 1977 a Bondo (GR).

La mostra «Varlin – Passione figurativa» spazia da opere di piccolo formato, che presentano nature morte e oggetti protagonisti della vita quotidiana, ad alcune opere particolarmente importanti, come il famoso «Autoritratto», e a grandi dipinti dedicati all'ambiente della Bregaglia.

Varlin visse gli ultimi anni della sua vita nella valle grigionese ai piedi del Passo Maloja, con la moglie Franca Giovanoli e la figlia Patrizia, l'allora bambina sul «Cavallo a dondolo», l'opera raffigurata sulla copertina della guida alla mostra curata dallo storico dell'arte poschiavino Gian Casper Bott.

«Quand'ero piccina mio padre era già in età da nonno, ma io l'ho sempre vissuto come un padre allegro e molto giocherellone. Per farmi ridere un giorno entrò completamente vestito nella fontana della Plaza d'Zura di Bondo», ha raccontato Patrizia Guggenheim ieri davanti ai media.

Willy Guggenheim alias Varlin

A 21 anni Willy Guggenheim si reca a Berlino e frequenta la Staatliche Kunstgewerbeschule. Nel 1923 si trasferisce a Parigi, allora il centro indiscusso dell'arte, dove conosce il celebre commerciante d'arte Leopold Zborowski, il quale gli consiglia di darsi un nome d'arte.

Nasce allora lo pseudonimo Varlin, in onore del politico rivoluzionario francese di fine Ottocento, come ha spiegato ieri Gian Casper Bott durante la conferenza stampa di presentazione della mostra, aggiungendo: «Guggenheim fu subito d'accordo perché intravvedeva anche una somiglianza fisica».

Rientrato in Svizzera nel 1932, Varlin si stabilisce dapprima a Zurigo. Una trentina di anni dopo si trasferisce a Bondo in Val Bregaglia, il paesino della moglie Franca Giovanoli, e vi rimane fino alla morte nel 1977.

Fra le numerose amicizie con esponenti importanti della cultura svizzera e internazionale, Varlin ha esercitato un particolare fascino su due importanti scrittori del dopoguerra: Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt.

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