Street foodI chioschi di salsicce viennesi sono diventati patrimonio dell'UNESCO
Gabriela Beck
1.12.2024
I chioschi di salsicce viennesi sono ora ufficialmente riconosciuti come patrimonio immateriale dell'umanità dall'UNESCO. Tuttavia, se volete ordinare come un vero abitante della città, avete bisogno di un vocabolario speciale.
Gabriela Beck
01.12.2024, 14:25
Gabriela Beck
Hai fretta? blue News riassume per te
L'UNESCO ha aggiunto le bancarelle di salsicce viennesi alla lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
Anche la Svizzera e altre cucine nazionali vi sono rappresentate con specialità culinarie.
L'Italia, al momento, attende ancora di far riconoscere alcune delle sue tante specialità tradizionali.
Il chiosco delle salsicce viennesi fa ora parte del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. Dopo le tradizionali taverne di Heurigen nel 2019 e i caffè viennesi nel 2011, un'altra istituzione gastronomica austriaca è stata riconosciuta.
In quale altro luogo un top manager, una star della recitazione e i nottambuli possono incontrarsi così facilmente per uno spritz e una Käsekrainer, che i veri viennesi amano chiamare «Eitrige»?
Per le proprie ordinazioni è utile conoscere la parola «Oaschpfeiferl», peperone piccante, o «Krokodü», cetriolino sottaceto.
La tradizione delle salsicce risale all'epoca della monarchia austro-ungarica, prima della Prima Guerra Mondiale, quando queste non venivano solitamente vendute da bancarelle fisse. La vendita è stata autorizzata a livello nazionale solo nel 1969. La bancarella più longeva, ancora in funzione, è quella di Leo, che serve salsicce dal 1928.
La fonduta di formaggio e la Zuger Kirschtorte rappresentano la Svizzera
Anche la Svizzera arricchisce la lista con alcune prelibatezze tipiche. La fonduta di formaggio e la Zuger Kirschtorte rappresentano le nostre specialità culinarie. Ma anche l'alphorn, l'«Hornussen», il «Böög», il «Chlauschlöpfe» e la razza equina «Freiberger» fanno parte del patrimonio culturale immateriale della Svizzera.
Secondo la Commissione dell'UNESCO, il fattore decisivo per l'inclusione in questa lista è che una tradizione culturale sia «dimostrabilmente viva e crei identità per la comunità che la sostiene». È così che anche specialità piuttosto banali come la birra, i tacos e la pizza si trovano nell'elenco.
L'UNESCO ha ora inserito altre cucine nazionali nella lista del patrimonio mondiale immateriale. Finora si tratta di cucina francese, giapponese e messicana. L'Italia non vuole essere lasciata indietro e si sta battendo per il riconoscimento della sua cucina nazionale.