I ristoranti che servono fondue dall'altra parte del mondo
di Gil Bieler
26.11.2019
Un angolino di Svizzera a Kuala Lumpur. Manfred J. Faehndrich (il primo a destra) dirige il ristorante Chalet Suisse nella capitale della Malesia dal 2015 e si impegna fortemente a diffondere i valori culinari del suo Paese di origine.
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Il menù propone dei classici come la fondue o il cordon blue. Anche l'arredamento interno fa credere di non essere così lontani dalla Svizzera.
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Numerosi svizzeri emigrati all'estero si ritrovano con regolarità attorno a tavolate tradizionali elvetiche. «Giochiamo a Jass tutte le domeniche», racconta Manfred J. Faehndrich, originario di Risch (Canton Zugo) e di Meierskappel (Canton Lucerna).
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Un altro ristorante svizzero. La palma di fronte non lascia dubbi: l’Auberge du Soleil si trova in una regione del mondo caratterizzata da un clima più caldo di quello del nostro Paese. In questo caso siamo a Kampot, in Cambogia.
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Dopo aver costituito il proprio bagaglio di conoscenze gastronomiche a Bienne, Cédric Racine ha ormai realizzato il proprio sogno, aprendo un suo ristorante in Cambogia.
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La sua squadra di sette persone è composta da Khmer locali. «Ci sono delle differenze culturali», riconosce Cédric Racine. Ad esempio, in Cambogia le situazioni possono richiedere molta più pazienza: non tutto - spiega - va sempre esattamente nel modo in cui era stato previsto.
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Dal punto di vista culinario, lo Chalet Suisse si concentra sui classici della gastronomia svizzera, come lo spezzatino di vitello alla zurighese accompagnato da rösti. Soltanto il maiale è vietato, dal momento che la maggior parte della popolazione della Malesia è di religione musulmana.
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D'altra parte, benché si serva dell'alcol, i clienti musulmani che ordinano una fondue possono evitare vino bianco e kirsch.
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Cédric Racine si rifornisce di formaggio grazie ad un amico espatriato che importa groviera, vacherin e altre varietà direttamete dalla svizzera.