Akita In Giappone, la «capitale dei suicidi» lotta contro la sua reputazione

tsha

15.4.2019

Ogni anno, più di 20'000 persone si suicidano in Giappone.
Ogni anno, più di 20'000 persone si suicidano in Giappone.
Keystone

La città portuale giapponese di Akita un tempo presentava il tasso di suicidi più alto del Paese. Oggi le cose sono cambiate. Alcuni programmi del governo - così come soluzioni particolarmente semplici - hanno contribuito ad ottenere risultati positivi.

Per alcuni decenni, la metropoli di Akita, nel Giappone nord-occidentale, ha presentato il tasso di suicidi più alti del Paese. Il tutto nella nazione che, tra quelle del G7 (ovvero le principali potenze industriali del mondo), registra da questo punto di vista i dati più negativi. Per questo Akita è stata considerata a lungo la «capitale dei suicidi» del mondo ricco. Ma da alcuni anni, qualcosa sta cambiando nella città portuale. 

Meno stress al lavoro

Come riporta il «South China Morning Post», il numero di persone che si sono tolte la vita ad Akita è oggi ai minimi degli ultimi 40 anni. E nel Giappone intero, i suicidi sono diminuiti del 40% negli ultimi 15 anni. Mentre nel 2003 furono infatti in 34'427 a decidere di porre fine ai loro giorni nello Stato insulare, di recente si è scesi a 20'598.  

Ad aiutare a prevenire i suicidi è stato un programma nazionale. Dal 2007, alcuni scienziati si sono impegnati al fine di individuare i gruppi più a rischio, con l'obiettivo di introdurre azioni specifiche. Anche alcune grandi aziende hanno adottato misure per prevenire il fenomeno tra i propri collaboratori. Così, oggi è ad esempio più facile ottenere una pausa in caso di grandi carichi di lavoro, mentre numerose imprese propongono ai dipendenti dei servizi di consulenza psicologica. Una nuova legge ha disciplinato inoltre il numero di ore di straordinari che è possibile effettuare.

Ascoltare aiuta

La città di Akita è stata pioniera in questo campo. Secondo gli esperti, il tasso di suicidi era particolarmente elevato a causa del suo isolamento, degli inverni lunghi e della situazione economica non particolarmente florida. A partire dal 1999, il governo della prefettura locale ha approvato dei piani per la prevenzione dei suicidi. «Per molto tempo, l'idea predominante era che si trattasse di problemi personali e per questo le autorità non avevano affrontato la questione», ha affermato Hiroki Koseki, responsabile dei programmi di prevenzione ad Akita.

Oggi sono molti i volontari che sostengono il progetto. Hanno frequentato dei corsi per imparare a riconoscere i segnali precursori e a mettere gli individui più a rischio in relazione con le strutture d'aiuto. Numerosi pensionati si dedicano inoltre semplicemente ad ascoltare coloro che presentano istinti suicidi. «Quando parlano con noi, quei pensieri scompaiono», spiega Ume Ito, 79enne.

Da qualche tempo, i programmi di prevenzione in Giappone si concentrano anche sui bambini. Un fumetto diffuso nelle scuole elementari punta a far comprendere che è normale parlare agli altri dei propri problemi. Un passo non così semplice per alcuni cittadini nipponici.

Per ottenere aiuto:

Se avete istinti suicidi o se conoscete qualcuno che ha bisogno di sostegno, chiedete aiuto ai consulenti di Telefono Amico. Potete contattarli in modo anonimo e 24 ore su 24, chiamando il numero 143. Un'assistenza specifica è disponibile per i bambini e gli adolescenti al numero 147.

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