Digital New Reports 2023 Troppe cattive notizie? Il solution journalism può essere la risposta

SDA

16.10.2023 - 16:52

Reuters Institute ha scoperto che circa la metà di coloro che evitano le notizie (53%) cercano di farlo ad esempio disattivando la radio quando arrivano le notizie o bypassando le notizie sui social media. (Foto simbolica)
Reuters Institute ha scoperto che circa la metà di coloro che evitano le notizie (53%) cercano di farlo ad esempio disattivando la radio quando arrivano le notizie o bypassando le notizie sui social media. (Foto simbolica)
Keystone

Non c'è giorno in cui non ci sentiamo travolti da un'ondata di brutte notizie, e in certi momenti ne siamo sopraffatti. La scia infinita dei femminicidi, l'attacco dei terroristi di Hamas in Israele con oltre 1400 morti, i civili di Gaza bombardati sono ferite aperte.

Sono giorni particolari, ma anche i giorni 'normali' non scherzano. Siamo informati, tantissimo, la quantità di informazioni eccessiva e spesso ci opprime. Come ci si può difendere? È una domanda umana con alcune possibili risposte.

Innanzitutto, piano piano più o meno consapevolmente abbiamo imparato a selezionare, ad attivare la cosiddetta disconnessione selettiva. Facciamo una selezione cercando di distinguere le notizie false, fake e proviamo a stare alla larga sempre di più dalle cattive notizie. Ma, come per Israele e Palestina in questi giorni, restarne fuori è praticamente impossibile.

Il Report di Reuters Institute 

A leggere il report di Reuters Institute, il Digital New Reports 2023, questo della disconnessione selettiva è un fenomeno mondiale. In un ampio gruppo di paesi, i dati mostrano un calo del consumo settimanale di diverse fonti di notizie nell'ultimo anno e un minore interesse per le notizie in generale.

Reuters Institute ha scoperto che circa la metà di coloro che le evitano (53%) cercano di farlo ad esempio disattivando la radio quando arrivano le notizie o bypassando le notizie sui social media. E il 52% intraprende azioni più specifiche come controllare le notizie meno spesso, disattivando le notifiche del cellulare, o non controllando le notizie come ultima cosa la sera. C'è un 32% di persone che scelgono di evitare alcuni argomenti, temi che abbassano l'umore o aumentano l'ansia, notizie che vengono percepite come «emotivamente faticose».

La prova che alcune persone si stanno allontanando da importanti argomenti di attualità è una sfida per l'informazione e per coloro che credono che il giornalismo abbia un ruolo fondamentale in una democrazia sana.

Cos'è il solutions journalism?

È ormai noto il cosiddetto solutions journalism: un approccio all'informazione molto rigoroso che si avvicina al giornalismo d'inchiesta e che sceglie l'approfondimento alla velocità di narrazione per raccontare le soluzioni invece di focalizzare l'attenzione solo sui problemi.

Si tratta di spostare il focus, la visuale per costruire inchieste, reportage che pur affrontando tematiche dure, drammatiche cerca sempre la via di uscita ai problemi, la soluzione appunto. E così chi legge è informato correttamente ma allo stesso tempo riesce a coltivare la speranza.

La nascita di questa corrente dell'informazione risale all'inizio di questo secolo e ha visto la sua svolta nel 2010, quando Tina Rosenberg e David Bornstein hanno inaugurato la rubrica «Fixes» sul New York Times. Il Solutions Journalism Network, che ha formato oltre 25mila giornalisti nel mondo, fino ad oggi è un apripista. Il 26 ottobre si celebrano i primi 10 anni di attività di questa organizzazione non profit. In Italia collabora con Constructive Network fondato nel 2019 da giornalisti italiani.

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