Epidemia Italia: aumento costante dei ricoveri

ATS

13.10.2020 - 12:39

Come in tutta Europa, anche in Italia l'incremento dei casi di Covid-19 è sensibile. Nell'immagine i passeggeri di un bus romano.
Come in tutta Europa, anche in Italia l'incremento dei casi di Covid-19 è sensibile. Nell'immagine i passeggeri di un bus romano.
Source: KEYSTONE/EPA/ETTORE FERRARI

Impennata nei contagi da coronavirus in Italia, con i nuovi casi saliti del 42,4%, aumento dei pazienti ricoverati con sintomi (+18,9%) e in terapia intensiva (+17,7%), oltre che dei decessi (+13,1%).

In particolare in otto Regioni la percentuale dei casi ospedalizzati è superiore alla media nazionale del 6,5%, segnala la Fondazione Gimbe, attraverso i dati del monitoraggio tra 30 settembre e 6 ottobre.

«Nell'ultima settimana – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – la curva dei contagi si è impennata, per il netto incremento del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva».

Casi settimanali decuplicati da luglio

Da metà luglio i nuovi casi settimanali sono più che decuplicati (da poco oltre 1400 a più di 17'000), con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 4%. Dinamica che ha fatto quintuplicare i casi attualmente positivi, passati da 12'482 di fine luglio a 60'134.

Sul fronte dei ricoveri di pazienti con sintomi, da fine luglio sono saliti da 732 a 6325, e quelli in terapia intensiva da 49 a 319. Anche se non c'è un sovraccarico dei servizi ospedalieri, «iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti – prosegue Cartabellotta. Dal 6 ottobre ben otto Regioni hanno tassi di ospedalizzazione per 100'000 abitanti superiori alla media nazionale di 6,5%: Lazio (13,9%), Liguria (13%), Campania (9,2%), Sardegna (8,8%), Sicilia (7,9%), Piemonte (7,1%), Abruzzo e Puglia (6,6%)«.

Potenziare l'assistenza sanitaria territoriale

Il progressivo incremento dei casi attualmente positivi, iniziato a fine luglio, «dopo un mese – continua – ha innescato l'incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo due mesi inizia a riflettersi anche sui decessi».

Bene dunque le mascherine anche all'aperto, conclude Cartabellotta, «visto che non conosciamo ancora il reale impatto della riapertura delle scuole e dell'ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari conseguente alla stagione influenzale. Tuttavia, per contenere la seconda ondata, in particolare nelle Regioni del centro-sud, bisogna potenziare e uniformare gli standard dell'assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera, e ridurre l'elevato rischio di contagio sui mezzi pubblici».

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