La tragedia del MottaroneNuovi particolari: «Mancati controlli e personale inadeguato»
SDA
21.10.2022 - 19:32
Nessuna prova di una adeguata formazione di Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, dove il 23 maggio 2021 sono morte 14 persone e solo un bimbo, il piccolo Eitan, è sopravvissuto.
21.10.2022, 19:32
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È un nuovo particolare emerso oggi, venerdì, nel corso della seconda udienza dell'incidente probatorio disposto dal giudice dell'istruttoria preliminare per far luce sull'incidente e dedicata alla perizia elaborata dal cosiddetto «collegio delle cause».
Stamane, con alla mano i registri cartacei relativi al monitoraggio e alla manutenzione giornaliera – alcuni dei quali incompleti e altri addirittura in bianco ma con la firma del direttore di esercizio Enrico Perocchio (tra gli indagati) – si è entrati nel merito ricordando quanto già messo nero su bianco: la scarsa attività di controllo e una catena di presunte omissioni, anche da parte di chi, per conto dello Stato, avrebbe dovuto effettuare una supervisione triennale dell'impianto, ossia l'Ustif del Piemonte.
In aula, il professor Antonio De Luca, ordinario all'Università Federico II di Napoli, ha spiegato – aggiungendo un capitolo non scritto nella perizia in quanto emerso dopo il suo deposito – di non aver trovato tra le carte sequestrate alcuna documentazione firmata dal direttore di esercizio relativa alla formazione di Tadini quando, il 17 ottobre 2017, dopo un periodo di pausa, ritornò a rivestire il ruolo di capo servizio.
Formazione necessaria in quanto, nel 2016, era stata effettuata una revisione che ha modificato notevolmente la gestione dell'impianto aggiornandola «alla logica informatizzata».
«Tadini non ha mai effettuato corsi di formazione»
A quell'epoca, per altro, per partecipare alla gara per riammodernare la funivia era stato costituito un Raggruppamento Temporaneo di Imprese composto all'80% da Leitner (uscita nel marzo 2017) e al 20% da ferrovie del Mottarone, società in capo a Luigi Nerini, tra gli indagati assieme anche alla società altoatesina e ad alcuni suoi rappresentanti.
«Tadini, dal nuovo incarico, non ha mai effettuato corsi di formazione e aggiornamento. È una cosa gravissima», ha confermato Marcello Perillo, difensore del caposervizio, al termine dell'udienza che si è conclusa con l'analisi «frattografica», ovvero della rottura dei singoli fili della fune, che ha portato a rilevare che prima dell'incidente il 68% dei fili era rotto per «fatica» e corrosione e solo il 32% era integro.
«Alla mancanza o superficialità dei controlli giornalieri, mensili e annuali sulle varie componenti dell'impianto, si aggiunge un ulteriore elemento, ossia il mancato reperimento di documentazione attestante l'avvenuta formazione del caposervizio. A prescindere dalle cause, dunque, pare sempre più evidente come si sia agito in spregio delle più elementari regole atte a garantire la sicurezza di esercizio di questo genere di trasporti pubblici», ha commentato l'avvocato Fabrizio Ventimiglia, legale di Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia e parte offesa.
Si ritorna in aula lunedì prossimo: i periti concluderanno la loro esposizione e poi toccherà al Procuratore Olimpia Bossi e al pm Laura Correra porre loro le domande.